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genda e le stesse rappresentazioni del diritto e del rovescio. — Questa moneta fu pubblicata dal Cav. Giancarlo Rossi nel Bullettino di Numismatica e Sfragistica di Camerino (Anno I, n. 2-3, pag. 65-79, n. 4, pag. 117-133, tav. IV n. 1) e il disegno, che accompagna quella monografia, corrisponde perfettamente ai due esemplari che abbiamo sott’occhio. Non oseremmo asserirlo con piena certezza, poichè noi siamo soliti rispettare tutte le opinioni, ma dubitiamo assai che anche l’esemplare pubblicato dal egr. Cav. Rossi sia falso al pari di tutti gli altri che circolano sul mercato, e sui quali vogliamo mettere in guardia i nostri cortesi lettori.

L’altra falsificazione è un Bolognino di Giosia Acquaviva duca d'Atri. Eccone la descrizione (peso gr. 0,550).

D/ — IOSIAS • D • AQVA • Nel campo, disposte a guisa di croce, le lettere VIVA • Nel mezzo un punto.

R/ — DVX • ADRIE • Nel campo, A fra quattro punti.

Questa moneta è pressochè la stessa descritta dal Lazari a pag. 62 della sua operetta: Zecca e monete degli Abruzzi ne’ bassi tempi; col disegno alla Tav. III, n. 28; solo che, mentre nel bolognino pubblicato dal Lazari le lettere sono divise da stellette, negli esemplari falsi le stelle furono sostituite da punti.

Nella moneta genuina poi la leggenda del dritto è preceduta da un leone rampante, stemma degli Aquaviva, mentre nelle imitazioni che possediamo, i falsarii, certo per ischivare una difficoltà, hanno ommesso il leoncino sostituendolo con un poco di ossido artificiale, il quale avrebbe corroso la moneta precisamente in quel punto.

La falsità di queste due monete si riconosce facilmente e dal colore dell’argento ohe è di cattiva lega, oscuro e plumbeo e sopratutto dal carattere delle leggende. Evidentemente, per fabbricare la moneta di Busca, si prese a modello il grosso contemporaneo di Tortona, e per quella di Atri si imitarono i bolognini pure dell’epoca, di Ascoli, Bologna, Fermo, ecc. Basta dunque confrontare queste monete, che tutti possiedono, colle due monete in quistione,