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244 cronaca


Ma oltre che colla viva parola dalla cattedra, il Biondelli promoveva qui a Milano lo studio e il culto dell’Archeologia in altri due modi; coll’illustrare, vale a dire, tutto quanto si conservasse in città o in Lombardia di antiche iscrizioni, o ruderi, o monumenti che non fossero già stati da altri convenientemente illustrati, e collo spingere le autorità competenti e le persone più autorevoli alla fondazione di un Museo Archeologico, il quale provvedesse “così alla coltura di storia patria come ad impedire l’ulteriore dispersione dei ruderi ohe vengono di mano in mano dissotterrati.”

Noi dobbiamo senza dubbio attribuire in gran parte a merito suo se Milano potè finalmente avere un Museo Archeologico non del tutto indegno della ricca città.

Nè ristava intanto egli dallo studiare le antichità milanesi e lombarde, e la illustrazione delle iscrizioni romane valse al Biondelli l’amicizia di Teodoro Mommsen, il quale quando venne a Milano per raccogliere anche in questa parte d’Italia i materiali per quella monumentale sua opera che è il Corpus inscriptionum latinarum, si giovò non poco della molta pratica e della profonda conoscenza ohe dei monumenti milanesi aveva il Biondelli, e di lui parla con assai lusinghiere espressioni in quel volume appunto ove sono raccolte le iscrizioni della regione lombarda.

La attività del Biondelli nella illustrazione delle antichità del paese fu per parecchi anni grandissima.

Nel 1863 egli qui descrisse un’antica necropoli etrusca scoperta nell’Umbria; nel 1864 riferisce intorno a un sepolcreto romano discoperto nella pianura sottoposta a Vergiate, sepolcreto che egli crede di dover attribuire all’epoca della decadenza romana, deducendolo da alcune monete e dai piccoli oggetti che vi si rinvennero. Di un altro sepolcreto scoperto a Vittuone egli rende conto nel 1868, rilevando il probabile significato simbolico di alcuni oggetti là ritrovati.

Due anni prima egli aveva richiamato l’attenzione sulle: Iscrizioni e monumenti romani scoperti ad Angera sul Verbano.

Di un’altra scoperta rese conto il Biondelli nel 1867,