Pagina:Rivista italiana di numismatica 1888.djvu/243

218 ercole gnecchi


Premettiamo ora qualche cenno sulle vicende del principe Siro. Lasciando da parte le dolorose peripezie d’ogni genere, di cui fu vittima questo principe, forse più infelice che malvagio, accenneremo solamente a quelle che si riferiscono alla zecca. Siro, figlio naturale di Camillo principe di Correggio, e di Francesca Mellini, rimase erede dello Stato alla morte del padre nel 1605, e fu confermato nel principato con tutti gli annessi privilegi dall’imperatore Mattia, con suo diploma 13 febbraio 1615. In quell’anno appunto o nel seguente, la zecca cominciò a lavorare a nome di Siro; i primi contratti regolari di zecca, che si conoscono, però non hanno principio che nel 1617. Dopo soli tre anni, nel 1619 e 1620, cominciavano già i guai cogli zecchieri, i quali per avidità di guadagno commettevano le più enormi frodi nella lega dei metalli; sicché in breve tempo varii di essi furono sfrattati e sostituiti. Dalle case bancarie di Germania cominciavano intanto a giungere le più vive rimostranze sull’adulterazione delle monete italiane, la quale cagionava non pochi danni ai loro mercati. I principi italiani sapendosi tutti, dal più al meno, colpevoli di queste frodi, e visto il nembo che si addensava sul loro capo, si adoperarono in mille modi e col denaro e cogli intrighi e colle aderenze, finché riuscirono a far constare l’insussistenza di quelle accuse. Siro invece non si curò affatto di quei lamenti e continuò a battere moneta coll’usato sistema, limitandosi ad introdurre ne’ contratti di zecca maggiori cautele e facendo rigorosamente sorvegliare e controllare l’operato de’ suoi zecchieri. Dopo qualche anno, nel settembre del 1623, Siro fu accusato presso la Corte imperiale di Vienna come colpevole di grandi frodi nell’esercizio della sua zecca di Correggio. Fu dun-