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136 francesco gnecchi

prodotti dai tipi originali, pel motivo che i tipi di quelle monete, essendo assai caratteristici e distinti l’uno dall’altro, non possono in alcun modo essere confusi e frammischiati senza produrre sconcordanze; mentre invece i rovesci delle monete imperiali, per essere appunto somiglianti gli uni e gli altri, e per buona parte offrendo una rappresentazione generica potevano facilmente essere scambiati senza produrre equivoco di sorta. — Gli artisti si sentirono qui più liberi, e alle teste degli imperatori apposero un rovescio qualunque, senza preoccuparsi molto di verificare se precisamente tale rovescio apparteneva a tale imperatore piuttosto che ad un altro.

Certo non si sbagliarono quando si trattava di rovesci, che, avendo una significazione individuale, non potevano applicarsi che all’imperatore cui si riferivamo, come per esempio il Coccodrillo emblema della conquista dell’Egitto ad Augusto,1 la Livia a Tiberio, ecc.; ma invece furono meno precisi in quei rovesci vaghi, che potevano egualmente adattarsi all’uno o all’altro imperatore. Li presero quasi a caso fra le vecchie monete o forse anche fra le monete correnti e li applicarono indifferentemente ad Augusto, a Vespasiano, a Tito e così via. Difatti, se esaminiamo la serie delle monete da Giulio Cesare

  1. Anche questa Restituzione, che pare sembra rappresentare una vera moneta, quella cioè colla leggenda AEGYPTO CAPTA, non vi corrisponde che a un dipresso. La moneta originale rappresentante la conquista dell’Egitto è dell’anno 27 o 28 a. G. e porta conseguentemente nel dritto i consolati VI e VII d’Augusto, mentre nella Restituzione Augusto porta il titolo di PATER PATRIAE, titolo conferitogli solamente nell’anno 2 a. C. — Eckhel, riportando questa Restituzione da Morelli vi prestò poca fede e dubitò sbagliata la leggenda del dritto; ma ora abbiamo la moneta riportata da Cohen come appartenente al Gabinetto di Francia e quindi non possiamo dubitarne. Ciò corrobora la mia opinione che queste Restituzioni imperiali fossero fatte a un dipresso.