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gli zecchieri di milano nel 1479 | 83 |
Alberti al duca di Milano.1 È importante altresì per la storia di Genova; e diamolo in extenso2).
- «Ill.mo Principe,
«Segondo me disse la Ill. S. V. che volevi che de la moneda de la cecha fusse dato fine presto e che la S. V. haveva parlato a misser Thomaso dariete (da Rieti) et a misser Albrico Maneta (Maletta) al tute la S. V. voleva che fusse dato fine a questa caxone de la cecha. E così da quello dì infin a dì X de questo ho sollicitado con li dicti, che loro debia dare fine. E misser Albrico Maneta in ultima me ha diete chel debba aricordare ala S. V. e misser Thomaso dariete me ha dicto, non se lavorarà questa cecha perfino che Zenoa non sarà quietada. Signore mio, questo poria essere una longa cosa, per la quale non turnaria utile a la S. V. né a Milano né al vostro payse e saria uno grande maleficio a quelli che hano conducti arzenti in questa terra, per farli lavorare in moneda e mò loro i deba portare via e questo sarà de uno grande incargo a Milano. E per certo, Signore mio, me pare una strania cosa che una cita come è Milano, che voglia che Zenoa lavori in prima cha Milano, che Zenoa fu una volta sottoposta a Milano che questi voglia fare questo incaricho a Milano. Signore mio, io parlarò a mendamento ciò che dico, io parlo con amore. Che la Ill. S. V. aconza la vostra citade et faci lavorare la vostra cecha et far che la vostra moneda apara in la vostra Citade e la S. V. facia sollicitare che la terra vostra e el payso se empia de oro, e de arzente stampado. E se Zenoa vera battere, che i vegna a batere segondo vederìi essere batudo a Milano. E a questo modo sarà de honore et utile de la S. Y. et de lo vostro populo.
«Signore mio, se la S. V. havesse questa intentione, che la Cecha non lavorasse segondo dice misser Thomaso supplico la S. V. chio vostro fidele servitore ve sia recomandato, però che a mj non tornaria bene a volere aspettare che Zenoa batesse, stagando come io sto, che non ho le spese intieramente, che la S. V. se digna de volermi provedere che habia la mia vita et vestito con il garzone mio. E quando a la S. Y. questo non agrata (aggrada) se digna darmi bona licentia.
E de quello ho speso et del tempo sono stato gli piacia per sua li-
- ↑ L’Argelati (vol. Ili, Appendice, p. 68) da una nota dei maestri della Zecca di Milano, ma dessa non risale oltre il 1505 col nome del Lucchese Gio. Torretini — La nota è riprodotta dal Biondelli nella sua Prefazione (p. LXXXIII) alla splendida opera Le monete di Milano dei fratelli Gnecchi.
- ↑ Arch. di Stato, Zecca.