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gli zecchieri di milano nel 1479 | 75 |
sino da Limiate, Giacomino di Vallassina, Cristoforo da Olgiate, Amizino da Bellano, Zanone da Fino, Giov. da Marliano, Galvano de’ Medici, Giov, di Novara, Giov. de’ Crivelli, Giov. de’ Albrici, Antonio de’ Magoni, Guglielmo de’ Gallazzi e Giacomolo da Olgiate1.
Il consorzio degli operari e monetarii di Milano ebbo sull’esempio degli altri paratici milanesi, di sempre gloriosa memoria, statuti proprii e privilegi imperiali ab antiquo, a cominciare dal diploma di re Enrico VII nel 13112. Siccome zecca imperiale quella di Milano, i suoi monetarii impetravano dalla Maestà regia l’approvazione ad esercitare l’arte loro nobile3. E di tali concessioni se ne serbano ricordi, anche per la fine del secolo XV negli archivi nostri di Stato4.
- ↑ Arch. di Stato Milano. Registro Panigarola C f. 26 e seg.
- ↑ Il Predari (Bibliografia milanese, pag. 459), cita come alle stampe i “Privilegi d’immunità ed esentioni, ecc. concessi dal Serenissimo Henrico imperatore de’ Romani ed altri alli signori operarii e monetari dell’imperiai zecca di Milano. In fol” — Loro protettore, come degli Orefici, S. Eligio, — ― Il privilegio imperiale 1311-1328 leggesi anche negli Statuti dei medesimi monetarii, de’ quali nella nota più avanti è ancor discorso. E meglio, assieme alle conferme degli imperatori Wenceslao, Sigismondo e Carlo V. (1398, 1431 e 1541) nell’opera dell'Argellati loc. cit. II, 268 e seg.
- ↑ Cfr. Chaponnière, De l’instution des ouvriers monnoyers du S. Romain empire et de leurs parlement, in Memorie della Società storica di Ginevra, anno II, pag. 29-80
- ↑ Per es. permessi del duca di Milano per ottenere la licenza imperiale, a favore dell’orefice Giacomo Crivelli, 26 ottobre 1498 (Reg. ducale, n. 61, f. 85); di Dionigi e Donato da Seregno, 12 gennaio 1494; di Martino da Garbagnate, 24 febbraio 1494 (Reg. idem, f. 178, t. 170 t.); di Gian Antonio e Donato fratelli da Varese, 8 luglio 1494 (Reg. Missive, n. 198 f. 42 t.).
Nella famiglia dei Crivelli fu ereditaria per molti anni l’arte dell’orafo Giacomo, intagliatore di cammei celebre, è ricordato dal Morigia (Nobiltà di Milano, cap. XII, libro V) e meglio dal Caffi nella interessante sua memoria: Arte antica lombarda (Oreficeria), nell’Arch. storico lombardo, 1880, pag. 597. — Il Caffi ricorda pure Dionigi e Donato da Seregno (Idem, pag. 600) come zecchieri ed orafi.