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ancora e sempre non esageriamo 509

perare le piccole siepi, i tronchi d’alberi e i monticelli di terra o di pietre che incontrerà manovrando, anche di galoppo, vi è l’altro che, come dice l’eccellente regolamento austriaco, non saranno gli ostacoli d’elevazione quelli che dovremo superare in campagna.

Concludendo, a me pare che l’istruttore non dovrebbe insegnare al soldato che due sole cose e cioè: modo di dirigere il cavallo al salto e non incontrarlo sulla bocca, specie dopo saltato; abituando i cavalieri ad accarezzare il cavallo.

Ciò detto per incidente, e non certo per voler insegnare ad alcuno, e dispensato, come abbiamo visto a pag. 21 del lavoro Caprilli, dall’obbligo di analizzare le teorie per rilevarne le difficoltà di fronte alle teorie dei vigenti regolamenti, vediamo qual’è uno degli scogli contro il quale, parmi, dovrebbe urtare il sistema qualora, anzichè considerarlo come utilissima guida per la scuola di campagna, si volesse elevarlo a sistema d’equitazione militare.

1° Tutto il sistema Caprilli è basato sul principio che dopo i primi quindici giorni, durante i quali le elementari teorie sono unicamente ispirate pro campagna, si debba lasciare il maneggio e che dal sedicesimo giorno la campagna diventi la sola ed unica palestra per qualsiasi esercizio d’equitazione.

E sta bene, perchè solo in tal modo è possibile raggiungere lo scopo di fare un perfetto cavaliere di campagna che non abbia altra preoccupazione che quella d’andar bene in campagna.

Ma, dato e non concesso, che questa debba essere l’unica nostra preoccupazione, non è male l’aver presente che in Italia non è possibile sortire da un quartiere senza incanalarci su strade brecciate, fangose o polverose, e che un’istruttore il quale volesse sbizzarrirsi ad attraversare un campo non seminato o calpestarvi una carota si attirerebbe tali noie e fastidi da far passare qualsiasi velleità in proposito anche al più appassionato sportman.

E dato pure che noi si avesse tale dovizia di campagna da calpestare impunemente i dodici mesi dell’anno, non credo fuori luogo il ricordare che in paesi dove la campagna utile allo sport è, si può dire, il terreno normale di manovra, perchè brughiere, steppe e praterie sono alle porte dei quartieri, non si è affatto sentita ancora la grande utilità di abolire completamente l’equitazione di maneggio, quell’equitazione, cioè, che unitamente all’ardire e slancio appresi all’aperto, conferisce al soldato quel grado elementare di sentimento e tatto, col cavallo, indispensabile al cavaliere combattente.