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ancora e sempre non esageriamo 507


L’esperienza, dice ancora il Caprilli, l’ha portato a concludere che bisogna abolire tutto a pro della campagna e del sapersi presentare al salto, ma non dice se a questa conclusione ha dovuto venire perchè l’esperienza, o la lunga pratica, gli ha dimostrato che in guerra ogni atto individuale o collettivo si svolgerà sempre attraverso la campagna irta di ostacoli.

L’esperienza invece, di noti autori, anche contemporanei e vecchi soldati, è lì a dimostrare che se noi potremo sempre gettare alla campagna pattuglie e piccoli nuclei, perchè troveranno facilmente un varco anche attraverso i grandi ostacoli che l’industria, l’agricoltura e il commercio ha seminato ovunque, le grandi masse dovranno pur sempre tornar sulle strade salvo, nell’imminenza dell’attacco, a tendere istintivamente in plaghe di terreno dove, ben più che all’abilità nel superare fossatelli e burroncini, che tutti voleranno, trascinati dai capi, si dovrà all’abilità manovriera il rapido spiegarsi e il fulmineo piombar sull’avversario.

E se è vero altresì che pattuglie e piccoli reparti batteranno la campagna in tutti i sensi perchè solo attraverso la campagna sarà loro possibile gettarsi sui fianchi e a tergo dell’avversario per spiarne le mosse, non è men vero che in avvenire, forse più che pel passato, accadrà loro, nonchè sulle strade, dentro villaggi e borgate, di scontrarsi con nuclei avversari e combattere quella breve, caratteristica lotta dalla quale escirà sempre vittorioso il cavaliere che avrà cavallo agile, destro e maneggevole più di quanto non sia il cavallo addestrato col sistema di assecondarne le tendenze naturali.

Sì, lo ripeto e lo ripeterò fin che avrò fiato che l’equitazione di campagna sarà sempre la più importante branca dell’equitazione militare, ma non formando essa, da sola, il combattente a cavallo, non giustifica la completa rivoluzione che il sistema Caprilli porterebbe negli attuali regolamenti d’equitazione e tanto meno giustifica l’abolizione di elementi che tutte le cavallerie d’Europa conservano come base dell’istruzione del cavallo e del cavaliere.

Ciò detto per dimostrare che l’equitazione di campagna non è lo scopo dell’equitazione militare e tanto meno il fine ultimo al quale tende la cavalleria, ma solo un mezzo importantissimo per raggiungere bene e presto il vero ed unico fine della cavalleria che è quello di combattere e far della tattica a cavallo, vediamo se sia o no esagerato l’asserire che le ottime teorie Caprilli riusciranno meno sem-