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due altre parole sull’equitazione di campagna 469


Nell’articolo, ultimamente comparso, del colonnello Cantoni, ho letto che tale metodo, quantunque non regolamentare, è caldamente appoggiato anche a Vienna dal comandante la scuola magistrale d’equitazione. E ciò, se non costituisce una legge indiscutibile, è certo di conforto alle mie idee.

In quanto al sistema propugnato dal Varini di appoggiare la redine opposta sul collo del cavallo, io lo reputo infinitamente pericoloso. È per esso che nel cavaliere si radicano difetti difficili ad estirpare; è per esso che molti cavalli diventano caparbi, ostinati e disubbidienti alla mano. Che il capitano Varini o un altro provetto cavaliere riesca in quel modo a girare il cavallo, io non dubito affatto. Però questo ad andature moderate, al passo o al trotto, giacchè a un’andatura veloce il cavallo non capisce questo semplice accenno; si sposterà lateralmente obliquando, ma nulla più. Immaginiamo poi un soldato, un cavaliere spesso mediocre, il quale non avendo i pugni ben fermi è incapace di sentire lui stesso e quindi di far sentire al cavallo quella tale diplomatica azione. Obbligato a farla, la farà, ma incomposta e violenta; appoggerà, è vero, la redine esterna sul collo, ma novanta volte su cento non tirerà la redine interna, non farà cioè il movimento essenziale che determina il cavallo a girare; e il povero animale, non sentendo un ordine continuo e sicuro, non saprà che risolvere e finirà per ribellarsi.

Avvezzo personalmente ad ottenere ottimi risultati col suo sistema di girare il cavallo, egli crede che anche le reclute possano ottenerne di uguali. E l’incertezza che egli riscontra dopo i primi quindici giorni di maneggio è da lui attribuita alla loro poca saldezza mentre è da ricercarsi piuttosto e direi unicamente nella preoccupazione e nella difficoltà di eseguire un movimento di mani che non sanno e non possono eseguire.

Riguardo all’azione del peso del corpo io sono pienamente d’accordo con lui; anche il regolamento attuale la sancisce. Confesso che mi era sfuggita come una cosa ovvia e istintiva. Come avviene per chi, avendo un carico sopra una spalla, obliqua da quella parte per portare il proprio centro di gravità verso