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considerazioni sull'equitazione 409


E saranno sempre stati rimproverati, poichè, talvolta avranno sollevato il cavallo troppo presto, o troppo tardi, talvolta non avranno dato abbastanza libertà al cavallo durante il salto, talvolta avranno ricevuto troppo tardi il cavallo dopo il salto. Io sono convinto, che un simile metodo non è pratico per le ragioni sovraesposte e che debba essere abolito dall’equitazione militare se si vogliono evitare numerose panaches ed avere cavalli amanti del saltare.

Oltre alle andature laterali nei maneggi, si parla ancora di 1°, 2° e 3° grado di elevazione da dare alla testa del cavallo.

Istruzione questa lunghissima e nella quale occorre la più grande attenzione sia per parte dell’istruttore che del cavaliere; poichè la più piccola disattenzione di un momento, dicono, è suscettibile di distruggere ciò che di buono s’era ottenuto antecedentemente.

A questo punto mi viene spontanea una obbiezione. Se la equitazione dì maneggio dunque è da voi ritenuta così difficile, così complicata, sarà dato soltanto a pochi privilegiati dalla natura di poterne applicare con buon senso e correttezza le discipline.

L’equitazione di maneggio poi, e più specialmente l’Alta Scuola, se è atta a formare cavalieri da tornei, che fanno consistere la loro abilità equestre nel giuoco della rosa od in altri consimili ed antiquati esercizi, insufficienti certamente a formare un forte carattere equestre, è incapace però di creare arditi cavalieri di campagna, ufficiali dal fegato sano, sprezzanti del pericolo e che, anche alle più veloci andature, sappiano conservare la calma, prima dote di un ufficiale di cavalleria, e la presenza di spirito davanti alle numerose difficoltà del terreno.

Or dunque essa è una equitazione incompleta, poichè non si può estendere alla massa degli ufficiali, ed, a più forte ragione, a quella della truppa, che, costretta al servizio da brevi ferme, non solo difetta di tempo per apprendere le discipline tutte di maneggio, ma manca assolutamente di quel tatto, di quella leggerezza di mano, di quell’armonia di gambe e mani