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per l’equitazione di campagna 167

azione che gli possa recar dolore; non lo si prenderà troppo in mano, ma si aspetterà che il cavallo venga nella mano da sè, veduto l’ostacolo; gli si inspirerà, infine, fiducia nell’ostacolo facendoglielo osservare e, avendone modo, anche odorare.

Anche in questo esercizio è necessario di osservare scrupolosamente la progressione cominciando sempre dagli ostacoli bassissimi e non avendo mai premura di alzarli prima che il cavallo abbia compiuto per bene il salto antecedente.

A cavalli nuovi da addestrare al salto, dopo che il cavaliere ha fatto capir loro ciò che devono fare, sarà cercato anzi tutto di formare l’occhio; e per occhio io intendo l’abilità nel cavallo di scegliere con precisione e con fermezza il tempo del salto.

Questa è per me la dote più importante che si richiede in un saltatore, ed è una dote in parte naturale, in parte acquisita. Il cavallo la acquista infatti col lungo esercizio sull’ostacolo gradatamente elevabile, ma pur sempre non troppo alto, in cui il cavaliere lo lasci fare completamente da sè, affrontando l’ostacolo ad andatura moderata e cercando solo di levargli l’apprensione e l’abitudine di precipitare.

È necessario che il cavallo andando all’ostacolo impari a non temere le azioni del cavaliere ed a persuadersi che questo gli concede sempre il modo di poter saltare e non lo contraria nè lo addolora per nulla. In caso contrario il cavallo invece di far attenzione a compier bene il suo lavoro studierà il modo di sottrarsi al dolore.

Per questa ragione, che il cavallo deve abituarsi ad aver fiducia nel cavaliere e a non temerne le azioni, è preferibile esercitare il cavallo montato, anzichè scosso, quando si è sicuri di montar bene.

E non si dimentichi che nell’esercizio del salto si deve far sempre grande economia di castigo, se non sia per correggere la soverchia pigrizia, la disattenzione ed il cattivo carattere. Talvolta, quando il cavallo sotto l’ostacolo trattiene le forze ed avanza indeciso, è necessario di aiutare energicamente con