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514 rivista di cavalleria

il fatto che con il provvisorio, moltissimi si perdono nelle opportunità più o meno della prescrizione di un mezzo, che spessissime volte è del tutto contrario alle vie tracciate dal regolamento.

Questa è pure l’opinione del mio contraddittore, da me completamente condivisa; il principio non ben compreso può generare confusione e produrre conseguenze dannose: è utile, quindi, necessario, indispensabile che prima sia ben assimilato da tutti.

Così nello spazio di pochi anni la scuola di cavalleria si disporrebbe ad emulare nella equitazione moderna le glorie che i nostri padri conquistarono nella equitazione antica.

Due parole, in ultimo, sull’uso della frotta. Io asserisco che la frotta deve essere molto adoperata nelle istruzioni ed anche in manovra perchè essa è una forma che anche in caso vero il terreno spesso ci impone: io la considero forma di manovra non per ragioni teoriche o tattiche, ma perchè le condizioni, inoppugnabili, del terreno (che non sia brughiera o piazza d’armi) non permettono, pur trovandosi in manovra, altra forma. E non capisco perchè si dica che la frotta ha per carattere il disordine. Ecco appunto ciò che non deve essere, ed affinchè il disordine non avvenga con tutte le sue funeste conseguenze è necessario che ne sia insegnato bene il meccanismo e sia resa famigliare ai soldati per ridurla essenzialmente ad una forma d’ordine nel disordine del terreno. E tanti maggiori allori potrà raccogliere la nostra arma quanto meno saranno i terreni che ci impediranno dì agire o sui quali non potremo agire bene.

Data la premessa (cioè nel giudizio fare astrazioni dal terreno, che sarebbe lo stesso che non considerare i venti per chi studia la dirigibilità dei palloni) è logico che si ritenga pericoloso l’uso della frotta anche in manovra, però io osservo che il terreno non si cambia e non si piega alle nostre teorie, ma bensì le nostre teorie si debbono piegare ai possibili terreni.

Insegniamo quindi, ripeto, a manovrare anche con i plotoni a frotte: esigiamo che in tal forma il cavaliere tenga la sua cadenza, osservi il terreno e nello stesso tempo tenga d’occhio la guida, cerchiamo di togliere a quella confusione l’orgasmo febbrile che regna nelle frotte considerate come un ripiego, come un’eccezione; diamole l’ordine e la calma. Solo a questo patto lo squadrone sarà sempre ordinato in qualunque terreno possibile!! ed in qualunque terreno possibile pronto per l’attacco.

Gallarate, 18 marzo 1902.

Capitano Caprilli