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508 rivista di cavalleria


Se io gli faccio saltare o passare ripeiutamente ostacoli di 50 cm. anche al trotto, io faccio per esercitarlo, ed è ciò appunto che mi dà il mezzo migliore per insegnargli a cedere quando il cavallo ne abbisogna. Distruggendo queste prescrizioni, e obbligandolo a tenere le mani ferme, si distrugge la strada per arrivarvi: l’esercizio del salto per il soldato non è un fine, lo ripeto, è semplicemente un mezzo, mezzo che si ha a disposizione sempre e dappertutto.

Dunque è per il principio e per la sua applicazione totale che insistiamo; per quel principio che completamente e logicamente applicato ed inteso fa degli ottimi combattenti in campagna.

Ciò detto mi sia permesso entrare in qualche altro particolare sulla applicazione del principio stesso. Anzitutto si afferma che un soldato per essere un abile combattente a cavallo deve sapere servirsi solo di una mano ed essere padrone di dirigere dove e come vuole il proprio cavallo. Io sarei lietissimo di poter condividere questa opinione, se con una mano sola nel momento in cui si combatte, in cui perciò il cavallo non è nelle migliori condizioni di tranquillità ed arrendevolezza, fosse possibile esserne realmente padrone. Sostengo invece che con una mano sola non si può guidare bene un cavallo in nessun caso, mai — perchè non si possono dare delle efficaci chiamate giuste — tanto meno poi combattendo.

Queste chiamate giuste, secondo il nostro principio (il cavallo gira naturalmente seguendo la direzione della testa, artificialmente trasportandosi lateralmente) consistono nel tirare una redine e nel cedere di altrettanto l’altra: ora come è possibile eseguire questi atti con una mano sola?

Insistendo a voler fare apprendere al soldato una cosa che non potrà mai fare efficacemente, si otterrà che con azioni false ed incomplete i cavalli diventino indecisi e fuori mano e che i soldati non acquistino mai il giusto tatto delle azioni che si debbono fare sulla bocca per guidare il cavallo. Quindi il soldato sempre che gli sia possibile (per gli armati di sciabola quando hanno la lama nel fodero) dovrebbe, a mio parere, guidare il cavallo con le redini nella mano sinistra e la destra sopra le redini destre oppure con le redini a due per mano: quando invece ha le armi, e qualche volta per istruzione, dovrebbe guidare colle redini nella mano sinistra, aiutandosi sempre a tempo debito con la destra.

Io sono convinto che qualunque armato di sciabola o lancia che a cavallo si serva d’una mano sola per guidare soccomberà in duello ad un armato di bastone che si serva di entrambe. Per combattere a cavallo l’essenziale sta nel dirigere bene, e girare a tempo, prontamente ed energicamente il cavallo; ora ciò non si può fare che con l’aiuto della mano destra per tirare efficacemente, ed obbligare, se occorre, il cavallo con le redini dovute: la mano destra al momento buono vibra il colpo e ritorna alle redini.