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il nuovo i tomo del regolamento d’esercizi 503

tutte le raffinatezze d’impiego può divenire arma pericolosa da portare a risultati opposti a quelli che si vogliono ottenere, per conseguenza non c’era da rimanere perplessi nel pronunziarsi per l’abolizione assoluta.

Considerato come pungolo, se si poteva rimanere perplessi nel pronunciarsi intorno alla convenienza o meno di ripristinare un istrumento del quale è tanto difficile l’uso quanto è facile l’abuso, non si poteva rimanere perplessi nel chiedere al critico, come mai avrebbe poi conciliato l’uso di un mezzo di eccitamento così persuasivo, e, qualche volta violento, coll’evangelica teoria di non torcere un pelo al cavallo assecondandolo, anzi nelle sue tendenze.

Si è versato tanto inchiostro e si è gridato tanto per abbattere tutto ciò che sapeva di vecchiume, ed ecco che si vuol rimettere in onore il più classico fra gli istrumenti della vecchia scuola1.

Avrei compreso che si volesse ripristinarlo come ausilio all’educazione del cavallo, ma proporne l’uso perchè l’istruttore se ne serva per forzare violentemente i soggetti che per tendenza naturale sono pigri, indecisi o timidi, rappresenta una vera capitolazione dell’assolutismo, perchè val quanto riconoscere che se, in tesi generale, è giusto assecondare la natura, è però logico che si possa ricorrere a mezzi artificiali sempre quando per deficienza di capacità fisica o di volontà non sia sufficiente il solo lavoro e l’esercizio a piegare il cavallo alle nostre esigenze.

Concludendo: la frusta, come il frustino, lo sperone ed altri mezzi, è utile quando impiegata con giusto criterio, ma la Commissione incaricata di compilare il nuovo regolamento ha fatto molto bene ad abolirla non già perchè non fosse convinta della utilità di essa in più e più casi, ma perchè convintissima che nelle mani dei nostri istruttori può portare a risultati negativi e l’uso degenerare facilmente in abuso.

  1. L’importanza della frusta era tanto riconosciuta che esisteva una vera scuola dalla quale si apprendevano tutte le raffinatezze dell’impiego, dal semplice movimento della punta che striscia sul terreno, al colpo delicato che con vera maestria andava a colpire dritto quel punto dell’anca o della spalla che accennava a voler sottrarsi o disturbare l’armonia generale dei movimenti.
    Si apprendeva infine a servirsene con criterio e discernimento a scopo di addestramento e raramente come castigo o pungolo come si vorrebbe ora.