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il nuovo i tomo del regolamento d’esercizi 495


«Se in tutte le epoche per la grande difficoltà di combattere pregiudizi di routine segnò sempre un momento di crisi l’inizio di un nuovo indirizzo distruzione e l’attuazione d’un nuovo regolamento, non sarò accusato di soverchio pessimismo se dirò che nel caso nostro la crisi sarà difficile a superarsi per il solo fatto che tutto il sistema è inperniato ad un principio, se non nuovo in teoria, certo, nuovissimo come prescrizione regolamentare quale è quello dell’iniziativa.

«È vano illudersi, ma questo principio che ebbe fin qui avversari ed infelici interpreti, può diventare un’arma pericolosa a doppio taglio qualora, fin dai primordi dell’attuazione del nuovo regolamento, non si pensi a preparare colla massima oculatezza un terreno atto ad essere fecondato dal nuovo seme.»

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Questo scrivevo non appena vide la luce quel regolamento il quale, fra i tanti meriti, doveva aver quello d’inaugurare il fatto nuovissimo, e per taluni strabiliante, di stanare dai maneggi e spingere all’aperto gli squadroni guidati dai loro capi naturali, sollevati, cioè, da quella, talora soverchia, tutela di nervosi tutori, causa prima di attriti, bene spesso d’inciampo alle istruzioni, e sempre dannosa alla disciplina1.

Ma oggi il problema si presenta sotto un aspetto ben diverso di quello che non fosse nel 1890.

Il terreno essendo fecondo non è più il caso di esprimere dubbi sopra il risultato che possono dare mutamenti contenuti nei limiti di una semplice evoluzione nel campo tecnico, per cui: data e concessa la necessità di studiare un nuovo regolamento, ma dato, però, e concesso anche il fatto che dal 1890 in qua nessun avvenimento importante è venuto a giustificare una seconda rivoluzione nei mezzi di preparazione della nostra arma, viene spontanea la domanda se per la compilazione del nuovo regolamento era necessario adoperare il martello, per abbattere il morituro, o semplicemente lavorare di lima per foggiarne uno che rappresentasse una semplice evoluzione rispondente, più che alle esigenze di nuovi metodi di guerra, ad esigenze di reclutamento.

  1. Quanta ragione avessi di scrivere quell’opuscolo lo dimostra il fatto che ancora oggi non è da tutti ben compreso il principio d’iniziativa e da molti viene interpretato nel senso di sottrarsi all’autorità dei regolamenti e qualche volta anche all’autorità di chi ordina.