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Il nuovo I Tomo del regolamento d’esercizi




I.

Sul nuovo regolamento.

Sul nuovo regolamento di equitazione hanno già scritto alcuni competenti ufficiali dell’arma e da essi furono delle cose sane e giuste, per quanto non sempre concordi tra di loro.

Mi sia lecito pertanto esprimere serenamente, scevro da qualsiasi preconcetto, il mio convincimento, radicato in me dalle esperienze e da lunghe riflessioni.

Chieggo venia agli egregi colleghi se nel corso di queste mie considerazioni dirò cose già dette, oppure dovrò contraddirli.

Il solo amore all’arma ed il vivo desiderio di vedere da tutti applicati quei sani principii d’equitazione che la pratica costante ha consacrati, mi induce a prendere la penna, ben lieto se la mia parola raccoglierà l’approvazione dei miei colleghi.

E poichè il primo a scrivere sul nuovo regolamento è stato il mio caro amico e collega Caprilli, contro cui sorsero l’egregio colonnello Sartirana ed il capitano Filippini in difesa del nuovo regolamento, così dirò la mia opinione prendendo le mosse da quanto disse e scrisse il Caprilli nel fascicolo II° di questa Rivista.

Non spenderò troppe parole dilungandomi a ragionare intorno alle piccole pecche lamentate dal Caprilli, perchè furono già ampiamente discusse da chi mi ha preceduto in questa disamina del nuovo regolamento, ma mi diffonderò invece nel toccare ciò che per me forma la sostanza, la vita del regolamento, l’alito del nuovo e più sano indirizzo della nostra equitazione.

Anzitutto tributiamo una parola di calda, viva ammirazione e riconoscenza a coloro che si adoperarono alla formazione di esso, tributo ch’è doveroso di rendere se non si vuol passare per degli ingrati.

Se l’opera da essi compiuta, non ha raggiunta l’eccellenza, la perfezione, non essendo dato a nessuno il toccare la perfettibilità, è stata