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meno vulnerabili. Questo e non altro è l’impiego razionale della frotta in cavalleria e come tale esso non ammette più minute prescrizioni, nè tanto meno paragoni con la fanteria la quale subordina la sua azione a ben diverse esigenze.

Delle due proposte che il Caprilli espone in materia di reclutamento applaudo a piene mani alla seconda intesa a rendere più acuta ma più breve la crisi che si attraversa nel periodo che intercede fra il congedamento degli anziani e la chiamata della nuova classe; credo invece di assai scarsa efficacia la prima prima proposta relativa al peso degli inscritti. Premesso infatti che attualmente non è più la sorte che determina la assegnazione alla cavalleria in quantochè questa sceglie oramai su tutta la 1a metà del contingente (e non potrebbe sorpassarla senza cadere nel grave inconveniente di prendere uomini con ferma di due anni) è da sapersi che i distretti si trovano imbarazzati a fornire le quote di idonei che occorrono a quest’arma e che le transazioni sulla statura e sul peso ne rappresentano dei ripieghi necessari per non rimanere al disotto delle cifre richieste. Tutta la questione dunque si ridurrebbe ad essere un po’ più corrivi su taluni difetti di conformazione che ora sono ritenuti tali da escludere dal servizio a cavallo, salvo impiegare maggior rigore in rapporto al peso. Dato e non del tutto concesso che tali nuovi criteri potessero avere per effetto di sopprimere una piccola quota di uomini pesanti scambiandoli con altri con gambe corte e ginocchia convergenti resta a vedersi se questi avranno quella passione per il cavallo e per l’equitazione che negli esempi citati dal Caprilli hanno largamente compensato la deficienza fisica.

Capitano Filippini.