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235 il nuovo i tomo del regolamento d’esercizi, ecc.

dell’equilibrio e della ginoastica, ma la vera equitazione dovrebbe essere appresa all’aperto, perchè lì soltanto è possibile che essa abbia carattere individuale. Ma se questo è l’ideale non si può pretendere di applicarlo sempre e dapertutto, dovevasi dunque ricorrere a qualche ripiego per far sì che anche nella cavallerizza ci si accosti, per quanto è possibile, all’ideale ora indicato. Per ottener ciò il regolamento ha sancito come principio di base che appena dato sufficiente equilibrio ed elasticità alla recluta se ne continui l’addestramento con l’istruzione individuale, sia questo nella cavallerizza o all’aperto.

Da quel momento dunque la sezione dovrebbe essere quasi abolita, e abolita assolutamente ogni contemporaneità nell’esecuzione degli esercizi, abolito l’allineamento e quell’avvertimento di: assieme che per tanti anni abbiamo sentito risonare nelle cavallerizze, e che per tanti anni ancora continuerà purtroppo a risonarvi malgrado i regolamenti, ma in omaggio all’abitudine.

Le nuove disposizioni del regolamento sono dunque intese a rendere il cavaliere un po’ più emancipato dai comandi dell’istruttore imponendogli nello stesso tempo una certa regola nel modo di camminare nella cavallerizza senza che l’istruttore intervenga ad ogni passo con nuovi comandi, e ciò, per conseguenza, rende necessario il linguaggio tecnico per l’esecuzione di alcuni esercizi che è fornito appunto dai tagliate, cambiamenti, ecc., coi quali, una volta dato il comando, la recluta pensa alla sua esecuzione fino ad esercizio compiuto, preparando per tempo il cavallo a girare con la tranquillità e l’indipendenza richieste dallo spirito dell’istruzione individuale rettamente intesa.

Semplificare, dunque, sta bene, ma nel senso di togliere l’inutile, non per portare mutamenti la cui adozione avrebbe per risultato nuove complicazioni. In quest’ordine d’idee io sacrificherei invece volentieri il cambiamento a mezza volta (n. 159) perchè superfluo trattandosi di equitazione elementare a scopo di equilibrio e d’assetto, e perchè può dar luogo a confusione con la mezza volta (n. 172) che si eseguisce più tardi e che è utilissima.

Convengo pienamente con l’A. sui pregi dell’equitazione fatta a volontà, non comprendo però come ne invochi una più larga applicazione mentre tutto il regolamento è precisamente informato a questo stesso principio e mentre il n. 177 dà anche delle tassative prescrizioni al riguardo.

Non sono riuscito a comprendere perchè il Caprilli insista nel volere che al soldato si facciano poche spiegazioni quasi che il regola-