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ed insegnano il conte d’Aure, il Baucher che si rannoda ai classici, il Franconi ed il Paderni nostro che prelude al naturalismo del De Lignières e del Rosemberg, e di molti altri dell’oggi. Ma non si spropositi, perchè l’eccesso della equitazione naturale non ci riconduca a la artificiosa da cavallerizza di altri tempi.

Esaminiamo partitamente le osservazioni che sono nell’articolo, seguendo l’ordine nel quale si succedono. Su i comandi mi accordo coll’autore, senza però credere essi sieno troppo complicati, e che il nostro soldato sia di così corta intelligenza da averne la mente ingombra, e non ritenerli dal maggio a novembre. Il far montare, proprio sul primo bel principio, le reclute su di un cavallo tenuto alla corda, è da molti comandanti di squadrone ritenuto utile; mi schiero con essi e cogli austriaci che impartiscono alle reclute più della metà dell’istruzione a cavallo in questa maniera. Il regolamento che sancisce tale metodo è opera recente.

Non dannoso, che è dir troppo, ma neanche inutile mi pare l’insegnamento del partire a galoppo dal passo. Conviene non dimenticare che quando si arriva a questo insegnamento, avremo già insegnato alle reclute a spingere il cavallo a galoppo dal trotto allungato; le avremo già condotte a galoppare all’aperto, ripetendo loro ciò che si legge a pagina 120 e cioè: «non si deve mai, ad esempio, partire al trotto e tanto meno a galoppo da fermo, ma devesi invitare prima il cavallo a muoversi al passo e successivamente al trotto e al galoppo». Per cui qui l’insegnamento vuole questo intento raggiungere: persuadere la recluta che equilibrando il suo corpo in un dato modo, aiutando colle gambe, movendo i pugni, si ottiene che il cavallo galoppi. Si ottiene cioè che la volontà del cavaliere nel cavallo si trasfonda, «e la obbedienza ottenuta a questo, dirò col Rosemberg, conduce.... che ciascun cavaliere sa ciò che può ricavare dall’impiego dei suoi aiuti, ed a quale scopo se ne serva».

Nè, pare, si può dire sia inutile l’istruire la recluta a trottare di scuola. Il Rosemberg va più in là ed asserisce (pag. 24 del libro Idee pratiche sul servizio della cavalleria) «sempre nelle cavallerizze, ma specialmente nell’addestramento dei cavalli giovani, è indispensabile trottare di scuola». Tra l’indispensabile e l’inutile teniamo il giusto mezzo.

Sul modo di impugnare le redini, col cavallo in briglia, plaudo a quanto si prescrive a pagina 123. Sempre tutte e quattro le redini nella mano sinistra. La destra è la mano delle armi. Quindi sono agli antipodi dall’associarmi al desiderio che «il regolamento dichiarasse