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rivista di cavalleria 154

contrarie. Perchè quei comandi non si potrebbero scindere in due per uno a destra, o sinistra, se il movimento è individuale, e togliere il per uno se il movimento è per sezioni? Il soldato afferra meglio l’idea semplice della destra e della sinistra che l’altra riflessa del cambiare o non di mano secondo il comando ricevuto. Analogamente, alla «volta» si potrebbe sostituire il «girat» ed al cambiamento diagonale si potrebbe sostituire il comando obliqu’ destr o sinistr senza farlo precedere dalla indicazione per uno.

E senza che io mi soffermi a spiegare ogni cosa, è facile vedere che con opportuni per uno o girat, si possono eseguire tutti quei movimenti di maneggio che adesso richiedono ancora così svariati comandi, senza che nessuno di essi abbia una vera e speciale utilità. La recluta non avendo la mente occupata in questo lavoro di assimilazione la potrebbe dedicare esclusivamente al cavallo ed i pochi comandi che udrebbe non sarebbero dimenticati, perchè ripetuti senza interruzione durante tutta la ferma. D’altra parte io ritengo che la vera e proficua istruzione di maneggio, che meglio prepara i cavalieri a guidare il loro cavallo ed in ogni circostanza all’aperto, sia l’a volontà. E questo a volontà io lo vorrei precisamente intendere così: che ciascun cavaliere per mezzo di a destra od a sinistr o girat fatti avanzando, percorra ogni parte della cavallerizza evitando di stare apparigliato o di seguire un altro cavaliere.

Così inteso l’a volontà dà agio ai cavalieri di occupare tutta la cavallerizza e di cambiare direzione in qualunque momento. Essi non sarebbero per tal modo legati a compiere delle «volte» nè dei cambiamenti interi, per eseguire i quali spesso dovrebbero o urtarsi o modificare l’andatura o rinunziare a finirli dopo averli incominciati. Con semplici a destr od a sinistr invece saranno tolti questi inconvenienti e sarà tolta ai cavalieri stessi ogni preoccupazione, che non sia quella di guidare il proprio cavallo.

Ed ancora in omaggio al principio di semplificare ogni cosa anche nell’esporla e nello spiegarla, io vorrei fare qualche altra