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ancora sull’iniziativa ed autonomia, ecc. 421

questo lo fa prorompere in un giudizio che se sol rasentasse la verità, sarebbe assai sconfortante non solo pei capitani, ma eziandio per quelli che rivestono gradi elevati.

«Ci si potrà opporre — egli scrive — che la eliminazione dell’elemento non atto verrebbe man mano chiaramente suggerita nel seguire il metodo; ma ormai che tutti ci conosciamo sappiamo come non abbisognino prove ulteriori per aver l’equa misura negli apprezzamenti

Ma questo suo giudizio è grave, egregio collega, più grave di quanto a prima vista possa sembrare; poichè questo elemento su cui la porta in modo così assoluto e generale; questo elemento, pur ritenuto in progresso rispetto a quello di tempo fa, comprende non solo gli attuali comandanti di squadrone, ma ancora — in potenza — i futuri comandanti di corpo e di brigata, come quelli di oggi provengono dai capitani d’un giorno. Nè ci si può opporre che la selezione per i gradi superiori cambi di molto la cosa, perchè anche per questi, quando non si abbiano anni o demeriti soverchi, la promozione arriva abbastanza regolarmente.

Noi siamo dunque ben lontani dal condividere questo giudizio, la cui stessa e patente esagerazione è provvidenziale e gli toglie valore presso i probabili lettori di tutta Europa.

Non vogliamo con ciò contradire l’A. là dove dice che non tutti sono alla desiderata altezza; ma ciò si verifica dovunque ci siano uomini. Anche noi vorremmo che ciascun capitano fosse un vero valore — e così sarebbe assicurata anche la eccellenza nei gradi superiori; crediamo però che nella massima parte dei nostri colleghi vi sia buona stoffa poco utilizzata pei deplorati difetti di metodo e che il lavoro di eliminazione invocato dall’A. e da noi (a suo tempo) non risulterebbe superiore a quello occorrente negli altri gradi. Vorremmo anzi che tal lavoro cominciasse appunto dai gradi superiori, a garanzia che gli ulteriori giudizii siano pronunziati alla stregua delle odierne esigenze.

Perciò pure crediamo esagerato il pericolo dì lasciare l’arma dell’autonomia in mano ai capitani, (se questo era il pensiero dell’A.), tanto più che regnum regnare docet, e tanto più ancora perchè là dove manchi un buon capitano nessuno può portare efficace rimedio.

E con ciò facciamo punto e basta sull’argomento, lasciando libero il campo, perchè altri colleghi ci aiutino a dissipare il dubbio, emesso dall’A., che le nostre aspirazioni siano unanimemente condivise, e che molti fra noi vadano in brodo di giuggiole al tintinnio delle loro catene.

Filippo Abignente.