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il passato, il presente e l’avvenire, ecc. 381

veramente invidiabile; ma la fatale influenza delle guerre continue, arrestò ogni movimento progressivo nell’industria cavallina, la quale andò sempre più in decadenza. Al principio di questo secolo per opera di alcuni sovrani, vi fu un po’ di risveglio; ma gli italiani divisi e schiavi dello straniero lasciarono degenerare le loro razze equine. Inoltre le razze importate dai conquistatori si mescolarono con le razze indigene e peggiorarono le qualità naturalizzate, le quali caddero nell’avvilimento.

I cavalli si ridussero di numero e degenerarono nelle qualità, per cui gli Stati italiani per rimontare la loro cavalleria, si resero tributari dei paesi vicini.

L’Italia adunque già fiorente nella produzione cavallina, si ridusse in uno stato deplorevole per fatalità degli eventi.

La speculazione privata, cessando di essere rimuneratrice, si rese insufficiente non solo ai bisogni della guerra, ma anche ai bisogni dell’agricoltura.

Compiuto il riscatto Nazionale, l’industria equina rientrò in una nuova fase d’incremento e formò oggetto di generale preoccupazione per la produzione di cavalli per l’Esercito; ma per quanto si sia tentato di fare, è ancora lontano il momento in cui si potrà dire d’aver raggiunto lo scopo.

Ed ora dopo d’aver gettato uno sguardo sintetico sulla origine e sulla gloria del cavallo, passeremo ad esaminare le condizioni presenti, per ricavarne utili ammaestramenti per l’avvenire.

(Continua).

Dr. Carlo Ottavio Bosio
Maggiore Veterinario.