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la cavalleria in africa | 29 |
nostri, cioè due battaglioni, le bande del Barca, due batterie da montagna e due squadroni (capitani Framarin e Carchidio) respinsero i Dervisci che contavano 8.000 fucili, 3.000 lancie e 600 cavalieri.
Merita in questa battaglia singolare menzione lo squadrone di Cheren (Carchidio), il quale respinge con cariche la cavalleria baggàra a Cufit, fronteggia con valore l’avanzata della massa mahadista a Sciaglet, sull’Achermannà, sul Giachè.
Ed oltre ai già segnalati servigi resi nell’esplorazione, che come abbiamo detto fruttarono una così brillante vittoria, ed ai ripetuti e ben riusciti attacchi a cavallo, quest’arma, come spessissimo avverrà nei teatri di guerra europei, nell’ora suprema della ripresa offensiva appieda coi due squadroni, e lanciata insieme alla compagnia di riserva all’attacco, dà nuovo vigore al combattimento, rianima i nostri che ritornati all’attacco ricuperano i pezzi perduti, e sgominano la massa nemica ricacciandola sbaragliata nel Barca.
E circa al combattimento nel forte, giova notare quanto dice la relazione ufficiale:
«la cavalleria nostra, a cagione delle condizioni topografiche del campo di combattimento, non potè spiegare l’azione propria della cavalleria, ma appiedata mostrò le stesse qualità della fanteria, e concorse al contro-attacco»
Siamo al 17 luglio del ’94. Cassala! Quanta gloria ricorda a noi questo nome!
La medaglia d’oro al valore, conferita a quel prode, capo dello squadrone di Cheren, capitano Carchidio, quale aureola di gloria tramanda oggi un suo raggio alla posterità, in attestato di quell’onore che l’Italia gli tributò!
Anelante di attaccare i cavalieri nemici esce il capitano dal quadrato, formato dal grosso della colonna, alla testa di 96 cavalieri, ed al grido di Savoia ripetuto da tutti con slancio eroico e confuso con quello fanatico di Cufer Cufer, carica i ben 250 baggàra, direttisi contro il fianco sinistro dello squadrone italiano; la mischia è generale, accanita, ed in breve numerosi caduti giacciono da ambe le parti. Chè se i dervisci sono scossi,