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286 | rivista di cavalleria |
«col quale — dice avanti, trattando del regime verde — si nutriscono li Cavalli tutto l’anno, come anche con la paglia di grano»1.
Gli autori moderni che ammettono ancora l’hordeatio, si mostrono evidentemente più teneri della tradizione classica, anzichè della verità dei fatti e tradiscono la mancanza di osservazioni personali.
Il Vachetta, così scrupoloso ricercatore di tutto e la cui autorità in materia ha un gran peso, riconosce fra le cause che possono determinare il rifondimento anche «il cibo troppo lauto, specialmente di cereali»2.
Dunque, non l’orzo soltanto, ma anche l’avena e gli altri grani, somministrati abbondantemente, debbono entrare nell’etiologia della podoflemmatite.
Il Solleysel, il Blind, l’Hertwig — citati dallo Zundel3 — il Lebeaud4 e molti altri scrittori parlano del rifondimento dovuto ad una ricca alimentazione con avena, specialmente quand’essa è nuova.
Il Vallon si esprime, al riguardo, in una maniera addirittura esauriente.
«Alcuni ippologi — egli scrive — incolpano l’orzo di produrre spesso le indigestioni e la podoflemmatite ed essere di assai diffcile masticazione. Quanto a determinare le indigestioni ed il rifondimento, la loro opinione non è punto fondata. Tali malattie, infatti, sono meno comuni in Algeria ed in Asia, anzichè in Francia, non pure nei cavalli indigeni di quei paesi, ma ancora in quelli che vi s’introducono.
Durante il nostro lungo soggiorno in Algeria e nella nostra esplorazione ippica in Siria, spesso vedemmo dare ai cavalli, in una sola profenda, otto, dieci ed anche dodici chilogrammi di orzo vecchio o nuovo, e non ci avvenne di notare