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280 | rivista di cavalleria |
Ora, le materie solubili nell’etere si trovano nell’orzo in proporzione adeguata per servire alla digeribilità degli albuminoidi e degl’idrati di carbonio contenuti nel grano; e, poichè di esse non vi ha penuria nelle altre derrate facenti parte della razione giornaliera, non è dunque necessario averne una maggior dose, la quale, eccedendo il limite massimo della relazione adipo-proteica, attraverserebbe l’intestino senza essere in altro modo utilizzata.
Una volta credevasi che la formazione del grasso dell’economia animale traesse la sua origine unicamente da identiche sostanze ingerite con gli alimenti ed assimilate; ma oramai, dopo gli studi del Pettenkofer e del Voit, dell’Hennemberg, del Kemmerich, del Lawes, del Pasteur e di tanti altri, è a nostra conoscenza ch’esso deriva anche dalla trasformazione che subiscono nell’organismo gli albuminoidi e gl’idrati di carbonio1.
Queste ultime materie, soggette anch’esse alle esigenze della relazione nutritiva, oltre a trasformarsi in grasso ed a risparmiarne il consumo, hanno principalmente la funzione di partecipare allo sviluppo di calore e di forza meccanica, bruciando attraverso la fibra muscolare. Esse si trovano nell’orzo in una proporzione più elevata che non nell’avena.
La quale è poi provvista di una dose maggiore di legnoso dell’altro: lo che costituisce una ragione d’inferiorità a suo riguardo.
Ma la quantità di legnoso che ad essa attribuisce l’analisi chimica è solo quella che trovasi nella sua cariosside, o mandorla, non essendovi compresa la parte assai rilevante fornita dalle glume.
Queste, secondo il Vallon2, vi si trovano nel rapporto rispetto alla cariosside di 25:75; mentre, nell’orzo, tale rap-
- ↑ Cfr.: Köhne, Trattato di patologia generale, trad. dei dottori Oreste, Generali e N. Lanzillotti-Buonsanti, Milano, 1873, pag. 103; Sanson, Trattato di zootecnia, trad. dei professori Lemoigne e Tampelini, Milano, 1880, pag. 185; Paladino, Istituzioni di fisiologia, Napoli, 1885, vol. I, pag. 390-91; Settegast, op. cit, pag. 8 e 12; Cadéac, Pathologie generale, Paris, 1893, pag. 146-47, ecc.
- ↑ Cours d’hippologie, Paris, 1874. 2e édit., t. II, pag. 134 et 140.