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26 | rivista di cavalleria |
dant le negus lance au loin sa cavalerie.... la garnison de Makallé est aussitôt cernée par les cavaliers gallas, bientôt suivis par le corps de Makonnen».
Il Negus intanto — così prosegue l’articolo — attraverso ad una regione accidentata, quanto il massiccio dei Pirenei, marcia a grandi giornate, preceduto dalla sua cavalleria che prende il contatto cogli italiani..... Questi continuano a ricevere rinforzi di fanteria e di artiglieria «mais pas un seul cavalier, sous le mauvais prétexte que le termin est impropre à l’action de l’arme».
Glà le forze italiane sono riunite ad Adigrat; si vedono già gli abissini, poi tutto ad un tratto scompaiono. Nel generale italiano cresce l’inquietudine «l’ennemi nous tourne sans doute» esclama egli «peut-être est-il en marche sur Massaoua» e così (dice la Revue de Cavalerie) «on vit à Adigrat dans un état d’affolement perpétuel. A quoi tient cet état d’incertitude énervante sur les projets de l’adversaire? A l’absence de cavalerie».
Ed in questo stato d’incertezza di tentennamento, d’indecisione si perde un tempo prezioso (se ne conoscono purtroppo le conseguenze) e si giunge al 29 febbraio.
30.000 italiani (è sempre la Revue che parla) ripartiti in quattro brigate sono accampati sulle alture, che si estendono da Sauria al colle di Zala; gli abissini (60.000 fucili) al nord di Adua; il Negus ha mandato a 40 chilometri indietro la sua cavalleria a foraggiare, e non ha sottomano che un migliaio di cavalieri galla.
Alle 21 gl’italiani su tre colonne si portano sulle alture, che si estendono tra il colle di Chidane-Meret e Rebbi-Arienne. La colonna di sinistra (generale Albertone) «se trompe, et vient croiser, et l’etarder la colonne du centre (Arimondi). Quelques cavaliers éclairant les colonnes auraient permis d’éviter ce contre-temps».
Albertone allora riprende la marcia, oltrepassa il punto, ove doveva fermarsi, ed urta contro tutto l’esercito abissino. È annientato. Intanto gli abissini attaccano ed avviluppano il centro e la destra degli italiani. «Chaque colonne restée, faute de cavalerie,