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corse gentlemen e militari 253

l’abitudine e sanzionato dal Regolamento della Società degli Steeple-Chases colla concessione di un discarico. Invece nè viene ammesso dall’abitudine, nè il regolamento del Jockey-Club in alcun modo sanziona, benchè nemmeno impedisca, che un Gentleman monti in corse piane promiscuamente ai fantini.

Questo doveva rilevarsi a fine di scagionare le società di corse dall’appunto di men che ponderato criterio nella ripartizione in parola.

Altra considerazione è da aggiungersi. In ostacoli, specialmente in steeple-chase, ogni buon cavaliere, anche con una pratica relativa, può far valere le sue ragioni: gli esempi del Premio Torre Nuova e tanti altri lo dimostrano. In piano invece, dove si richiede un’arte tanto più fine e braccia e polmoni più esercitati per la più violenta andatura, la pretesa di misurarsi con dei professionisti dimostrerebbe semplicemente una fatua incoscienza.

Il misurarsi anche in piano fra Gentlemen presenta frattanto uno sport interessantissimo, e come tale è desiderabile che sia tenuto in conto dai nostri ufficiali.

Coll’avvicinarsi delle aure primaverili non si avvicina solo il grande sport, ma anche il nostro piccolo sport in famiglia, costituito dalle corse reggimentali.

La proposta di ripartire gli ufficiali di ciascun reggimento in due o tre corse non per grado, ma per peso, a similitudine di quanto si fa in Inghilterra per la corsa dei membri delle due Camere, ha trovato nelle pagine di un periodico militare un oppositore che così si esprime:

«In verità tale ripiego accrescerebbe, invece di scemare, l’inconveniente; dappoichè, salvo casi rari, il capitano si troverà sempre in condizioni d’inferiorità nella gara coi subalterni, ove si trovano i più giovani e svelti ufficiali, e quindi resta ancora predestinato ad arrivare fra gli ultimi, con danno, oltrechè del prestigio personale, anche del prestigio del grado.»

Contro queste asserzioni protesto altamente, non a difesa di una proposta, che come tutte le proposte è discutibilissima, ma precisamente a nome del prestigio dei nostri bravi capitani, che in quell’articoletto sono dipinti come al di sotto del compito, che