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la cavalleria in africa | 25 |
di conducenti di cammelli, e di muli. Lo squadrone di cacciatori rimaneva a Cheren; nel teatro meridionale di guerra non avevamo un solo cavalleggero!
Sopravvenne l’infausta giornata del 1° marzo, la disfatta completa del corpo di spedizione ad Adua.
Non c’era cavalleria.... la mia proposizione veniva di nuovo dimostrata purtroppo da un altro, ormai irreparabile, disastro.
Ma davanti a quella immane sciagura, ed a più serie cause, che la originarono, l’esame dei particolari dell’impiego tattico di un’arma, che non c’era, e che si reclamava, sarebbe stato allora fuor di proposito, ed in silenzio mi riconfermai sempre più nella mia opinione.
Senonchè nello scorso giugno, più di un anno dopo, comparve nella Revue de Cavalerie un articolo del quale nello prime righe lessi con mio stupore queste parole: «les désastres italiens (in Africa), sont dus surtout à l’absence de cavalerie dans le corps expéditionnaire».
Pur deplorando, in quell’istante, che fosse una voce non italiana, che faceva un’eco così consona al grido di rimpianto già da me emesso assai prima, mi compiacqui però leggere nell’articolo le mie stesse parole, espresse le mie stesse idee, dedotte le medesime conclusioni.
Un rapido sguardo all’articolo, un breve sunto della mia conferenza convinceranno chi legge, e l’autorevole voce di quello, corroborerà quanto io già dissi in questa.
II.
Siamo ad Amba-Alagi nel dicembre del ’95.
«L’absence de cavalerie au corps de couverture (generale Arimondi) a eu des conséquences désastreuses. Toselli prévenu à temps de l’approche de forces supérieures aux siennes eût pu refuser le combat, et se replier. Les deux groupes (Toselli-Arimondi) du corps de couverture, éloignés à peine de 50 kilom. l’un de l’autre n’ont aucun lien entre eux. C’est par quelques fuyards, qu’Arimondi apprend le désastre d’Amba-Alagi. Cepen-