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sulle evoluzioni della cavalleria 235



XII.

Dell’attacco.

Condizione prima, perchè una carica riesca efficace, è senza dubbio quella che i riparti avanzino di galoppo: con tranquillità, ordine e vigoria; ma al momento risolutivo è sopra tutto indispensabile che nulla si sacrifichi alla forma.

Eppertanto, siccome nella carica in ordine chiuso, si richiede essenzialmente che l’urto avvenga colla massima velocità e compattezza, (onde ottenere appunto il massimo effetto), così non parmi raggiunga questo scopo la disposizione prescrivente che la guida faccia uso soltanto di tutta la celerità consentita dai cavalli meno veloci, inquantochè in tal modo la guida viene a perdere ogni suo slancio, col quale all’opposto deve trascinare il proprio riparto. Piuttosto, onde si mantenga la voluta compattezza, occorre assolutamente che si curino le seguenti avvertenze:

1° Che l’aumento dell’andatura si faccia con progressione, abituando i cavalieri a crescerla senza scosse, come all’opposto invece avviene in oggi nello sviluppo delle andature col mezzo degli avvertimenti (che si riducono in comandi) dati dagli indicanti, mentre questi non dovrebbero che servire di semplice norma ai cavalieri per regolarsi, da loro stessi, nello spingere gradatamente il proprio cavallo, in guisa che rompa al galoppo, poscia allunghi, e quindi passi alla carriera.

2° Che i cavalli meno veloci siano messi in seconda riga.

3° Che lo spazio da percorrersi alla massima andatura sia relativamente breve, vuoi per non sfiatare o lasciare indietro dei cavalli, vuoi perchè è più difficile alla carica il mantenere l’allineamento di una fronte, specie se questa è alquanto estesa.

4° Infine, che da tutti si segua scrupolosamente il proprio comandante immediato, nonchè si osservi la guida al centro e che si chiuda immediatamente ogni vuoto che, per qualsivoglia ragione, (dipenda questa da un cavallo rimasto indietro, morto, ferito o semplicemente caduto) si faccia nelle righe.