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sulle evoluzioni della cavalleria 19


Io però, debbo confessarlo francamente, non sono partigiano della scossa creata da questo avanzare del riparto centrale, e ritengo sia dovuta anch’essa alla formalità di volere ottenere che gli squadroni giungano sulla linea, già completamente raddrizzati.

L’importante, a mio modo di vedere, si è invece che vi giungano rapidamente i plotoni di testa delle singole colonne, il raddrizzamento di queste avvenendo poi in modo naturale coll’avanzata stessa del reggimento (od anche evitato, senza spreco di tempo, nell’immediato spiegamento). Il movimento dovrebbe quindi eseguirsi sempre con andatura di un grado superiore a quella di marcia del riparto centrale e gli squadroni dovrebbero forzare, più o meno, il cambiamento di direzione, esclusivamente per dirigersi, per la via più breve, al punto in cui il riparto di testa dovrà trovarsi sulla linea, evitando i troppo marcati giri di vettura. Si provi e si vedrà che oltre ad ottenere una maggiore celerilà, si ha pure una maggiore naturalezza nell’esecuzione del movimento; perchè tutto quanto io andrò affermando in queste pagine, è bene si sappia, non costituisce della pura teorica astratta, sibbene risultati di esperienze che ottennero l’approvazione di alte autorità.

Numerosi sarebbero ancora gli esempi che potrei citare di prescrizioni tassative o facenti, secondo il mio debole parere, troppo omaggio alla forma ed alla regolarità, ma avremo campo di rilevarli nella trattazione degli altri argomenti; prescrizioni la di cui abolizione imprimerebbe, certamente, un altro aspetto alle nostre evoluzioni, ma che non parmi, farebbe perdere ai riparti l’armonia e l’ordine. Difatti, a quelle forme, a quelle prescrizioni se ne sostituirebbero altre, a mio credere, meno rigide e più confacentisi alla nostra caratteristica.

Per ora vorrei intanto, che tutti fossero persuasi, non doversi, per massima, sacrificare mai lo scopo alla forma e che non conviene adottare una prescrizione tassativa per tutti i casi, unicamente per soddisfare l’estetica delle nostre evoluzioni di piazza d’armi, le quali assumono carattere ben diverso sul terreno naturale e di fronte al nemico, e per la cui unica eventualità esse debbono essere plasmate.