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l’iniziativa e l’autonomia degli squadroni 145

davvero. A molti le nuove idee parvero tanti strappi alle loro prerogative; abituati a tenere in mano tanti fili quante eran le macchine umane al loro comando, a vederle muovere simultaneamente ad un cenno, o meglio ad un comando sacramentale, a tenerle d’occhio ad ogni menomo atto, a provvedere a tutti i loro bisogni, parve loro inverosimile che quelle macchine potessero muoversi bene da sè, ed era impossibile seguirle e sorvegliarle tutte, una volta fuori dei limiti angusti della piazza d’armi, o di quelli minuziosi e tassativi dell’orario reggimentale. Irritati, disgustati anche da qualche esagerazione inevitabile all’inizio di un nuovo sistema tanto dissimile dal primitivo, eccoli sostituirsi al regolamento e ritornare al sistema antico, non più legale ma affatto arbitrario. Ciò non sarebbe avvenuto se vi fosse stato un taglio netto nelle disposizioni regolamentari, e l’autonomia degli squadroni non fosse stata ammessa in principio ma negata coi fatti.

Certo, adesso qualche piccola cosa s’è guadagnata, poichè le idee, volere o no, lentamente fin che vuoisi, ma pur s’impongono; e si cercherebbe forse invano un comandante di corpo che, come in principio avvenne, ardisse affermare: «L’iniziativa sono io!» (La France c’est moi!!) e neanche un altro che osasse proibire al gran rapporto di lasciarsi crescere la barba... in barba al regolamento. Tuttavia le cose, in fondo, non son di troppo cambiate.

Non par possibile che uno squadrone abbia sei guardie scuderia e un altro otto; che uno mantenga la lettiera lunga e l’altro corta; che uno rivesta di paglia le colonne o adotti un sistema qualunque, senza che tutti gli altri ne siano la copia conforme. Non par possibile che un capitano premî con una licenza un soldato per tanti titoli meritevole, se non si trova in date condizioni a tutto il reggimento comuni, a regole livellatrici più che giuste; poichè la giustizia sta più nella sostanza che nelle apparenze, e di quella nessuno è miglior giudice nè più interessato del capitano.

Non par possibile ch’egli assegni le gratificazioni secondo il proprio giudizio, invece che col criterio adottato per tutti ed in