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sulle evoluzioni della cavalleria 127

alla mano, se non quando potrà comunicargli la sua volontà d’un sol colpo, d’un sol comando, d’un sol gesto rapido come il fulmine e non con ordini dettagliati, o con comandi lunghi.

Dobbiamo dunque attribuire alla mancata traccia della direzione, nonchè dal non essere abituati a seguire il comandante, tutte le volte che, nel momento convulso dell’azione, i riparti sfuggono dalla mano del capo, o dall’orientazione dello spiegamento e dell’attacco, perchè in allora il comandante avrà un bel gridare, gli squadroni, a guisa di voce dal sen fuggita, che richiamar non vale, continueranno a puntare per loro conto o nel vuoto.

S’aggiunga poi che, presso di noi, allorchè il comandante si allontana momentaneamente, l’incarico di mantenere la direzione, negli ordini in linea (N. 13) è assunto: dal comandante del riparto centrale per lo squadrone, e pel reggimento, dal più elevato in grado o più anziano dei due comandanti di mezzo reggimento. Io domando però, tanto l’uno quanto l’altro, ma specialmente quest’ultimo, come possono guidare dalla posizione eccentrica in cui vengono a trovarsi? Senza contare che, se si dirigono nella direzione designata dal comandante, non potranno fare a meno di portare una oscillazione ed uno spostamento della fronte.

Da quanto sopra ne emergono quindi questi tre principi dì somma importanza, cioè:

1° Che il comandante di qualunque riparto, deve trovarsi dinanzi ed al centro della fronte, onde possa essere veduto da tutti, e possa tracciare l’attacco, ossia costituire la guida di direzione.

2° Che desso dev’essere collegato col riparto centrale, a mezzo del comandante di questo, incaricato di seguirlo e segnare la guida d’allineamento.

3° Infine, che la direzione non deve sparire coll’assentarsi, anche momentaneamente, del capo e dev’essere conservata dal comandante in sottordine che trovasi sull’asse.

Per noi, allo stato attuale delle cose, e come ripiego ogni qualvolta la fronte sia costituita da un numero pari di riparti,