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contrarietà della sorte. Tranquillo non poteva essere in quel momento, ma era impavido.

Ed ecco la nebbia svanisce, la grande scena della battaglia appare, le due vallette, a destra verso la Sava, a sinistra verso il Danubio, le lunghe schiere delle due parti, scompigliate e spezzate, le alture in faccia e le batterie turche, che cominciano a tuonare, più indietro il grande accampamento nemico, e più indietro i monti; sù in alto il sole.

Eugenio vede un vuoto assai grande tra le due ali della sua fanteria, nel mezzo del suo corpo di battaglia, nel quale sta per far punta a massa il nemico; vede quasi tutta la sua armata sviata a valle verso destra; nulla di sue truppe dinanzi a sè e verso sinistra, nella direzione del punto, secondo lui, decisivo, dov’egli intendeva avere avviato 80 squadroni e la metà della sua prima schiera di fanteria, niente altro che Turchi da quella parte.

Ma vede che la sua ala destra va innanzi innanzi, che la cavalleria del Pàlffy è già sul fianco del nemico. Il suo disegno era stato «di cominciare e vincere la battaglia per la sinistra, conquistando l’altura (di Bajdina), ma invece la destra s’è avvantaggiata, et c’est par elle qu’on a pris l’ennemi en flanc». Lo effetto della nebbia!

Manda alquanti battaglioni della seconda schiera di fanteria a chiudere il vuoto nel centro; con altri, accompagnati da artiglieria, forma un nuovo corpo d’ala sinistra indirizzato alla gran batteria turca, ove la battaglia dev’essere decisa. A questi si uniscono parecchi squadroni della cavalleria del Montecuccoli, che si sono riordinati e orientati; altri caricano gli spai e i giannizzeri minaccianti da fianco. E tutto riesce secondo i desideri di Eugenio.

All’assalto della gran batteria, ossia dell’altura di Bajdina, ove i Turchi si sono raccolti a folla, concorrono fanti, cavalli e cannoni. Pochi battaglioni bavaresi, al soldo dell’Imperatore, condotti dal tenente-maresciallo conte Maffei — un italiano al servizio dell’Elettore Massimiliano Emanuele di Baviera — s’inerpicano primi su per l’altura, si lanciano dentro al trinceramento turco, a petto a petto coi nemici; altri battaglioni sopraggiungono; la batteria è presa, e così pure tutte le altre dal corpo di battaglia e dalla cavalleria dell’ala destra.