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nella nebbia 107

gl’Imperiali Regal perchè vi stava accampato il reggimento di fanti che portava quel nome.

In quel campo così bene fortificato il Principe aveva raccolto circa 90.000 uomini, che, per gli effetti dell’assedio, delle fatiche del gran lavoro di fascinaggio e di trinceramento, del cattivo vitto, del cattivo tempo, insomma più delle malattie che del fuoco e del ferro, a metà d’agosto non davano più che 60.000 adoperabili pel combattimento.

Erano divisi in due corpi, quello d’assedio propriamente detto, che ascendeva a un dipresso a un terzo del totale, accampato dietro la linea di controvallazione, e quello di osservazione e di cuoprimento, (gli altri due terzi) attendato dietro la linea di circonvallazione, fronte in fuori. La cavalleria, compresi quei reggimenti che potevano esser fatti venire dai vicini accampamenti d’oltre Sava (Semlino) e d’oltre Danubio (Pancsova) poteva ascendere a 31 reggimenti tra corazzieri e dragoni (18 dei primi e 13 dei secondi) quasi tutti di 7 squadroni, che avrebbero dovuto avere 165 cavalieri ciascuno, ma erano ridotti a non metterne in sella che 100 a 120 per le gravissime perdite sofferte, più assai di cavalli che d’uomini. Avrebbero dunque dovuto essere in tutti 35 a 36.000 cavalieri, ed erano 23 a 24.000. V’erano di più di là dal Danubio 5 reggimenti d’ussari (ungheresi) di 5 squadroni ciascuno, che da circa 4000 cavalieri erano discesi a meno di 3000; ma anche questi potevano giungere a tempo sul campo di battaglia.

Così gran quantità di truppe a cavallo era necessaria a quei tempi per guerreggiare coi Turchi, che avevano cavalleria numerosa e famosa per rapidità ed impeto, e specialmente volendo far guerra offensiva, come allora era il caso.

Dirò, per chi non lo sapesse, che uno dei sette squadroni era scelto (novità recente allora) e portava nome di granatieri a cavallo nei reggimenti di corazzieri, e di carabinieri in quelli dei dragoni; che il corazziere portava elmo e petto di ferro e grandi stivali, il dragone il tricorno di feltro e stivali corti, ed ambidue erano armati di forte spada dritta a doppio taglio, due pistole all’arcione, carabina il corazziere, fucile con baionetta il dragone, mentre l’ussaro aveva la sciabola curva e le pistole, ma non arme lunga da fuoco, se non che in qualche reggimento. I dragoni sapevano anche combattere a piedi, ma già preferivano