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NELLA NEBBIA
Ho qui dinanzi una vecchia carta che rappresenta abbastanza bene il confluente di due grandi fiumi navigabili, nel quale sta rannicchiata una città fortificata in un modo strano. Il paese d’attorno è in parte un sottomonte a larghe falde con alcuni risalti, il resto pianura; vi sono paludi, boschi, tratti assai grandi di terreno nudo, due gran ponti di barche, uno su ciascuno dei due fiumi, ma lontani alquanto dalla città. Grandi e fitte schiere di fanti e cavalli microscopici nella campagna vanno ad azzuffarsi, cannoni fanno fumo, uomini spicciolati a cavallo o a piedi fuggono, altri giacciono seminati qua e là; navi grosse e piccole si combattono sui due fiumi, e la fortezza vi prende parte. Il titolo dice: «Belgrad.... 1717»1.
Io credo che nessuno dei miei giovani camerati ignori che in quell’anno 1717 e precisamente dinanzi a Belgrado, tra il Danubio e la Sava, il Principe Eugenio di Savoia con un esercito di Carlo VI Imperatore sconfisse un esercito turco tre o quattro volte più numeroso; credo che parecchi sappiano ch’egli stava assediando Belgrado, allora fortezza turca — stimata di tanto valore dagli uni e dagli altri, che a Vienna la si chiamava «Porta dell’Oriente» e a Costantinopoli «Porta dell’Occidente» — e che si trovava quasi assediato alla sua volta dal Granvisir Calil-Pascià nel suo campo molto bene trincerato; ma credo pure che a non pochi possa riuscir nuovo e strano che il valoroso Principe, in quel gloriosissimo giorno, 16 agosto 1717, avesse da fare con un nemico molto più tremendo di tutte quelle migliaia di teste fa-
- ↑ Una carta qualunque che contenga la regione danubiana-ungaro-slava può bastare per farsi un’idea abbastanza chiara e precisa di ciò che è detto in questo scritto.