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analisi critiche e rassegne 415


criterii scientifici, non sfugge al bisogno di estendere il suo giudizio anche a quelle previsioni che per avventura oltrepassino i limiti di un esperimento diretto, e di valutarle tacendo astrazione dai sentimenti che vi si collegano].


Rivista Italiana di Sociologia. (Gennaio-Febbraio 1907). — L. Gumplowicz, «La concezione naturalistica dell’universo e la sociologia». — Il compito e lo sforzo della filosofia è di dare un quadro complessivo e unitario dell’universo. Prevalsero molte concezioni dualistiche: mondo materiale e mondo ideale ritenendosi due campi distinti ed opponentisi. La filosofia dei naturalisti portò la concezione «monistica» riconoscendo l’unità indistruttibile dei vari campi di fenomeni governati da un’unica, legge: il mondo inorganico, organico e psichico si svolgono da comuni principii e non sono scindibili l’uno dall’altro. L’A. osserva come tale concezione non si curi del mondo sociale. Egli dimostra l’importanza e la specialità dei fenomeni manifestantisi in questo mondo (formazione dei gruppi sociali, contatti fra i gruppi, loro organizzazione, ecc. ecc.). Egli crede che i naturalisti non se ne occupino nella tema di trovare un campo indipendente con leggi proprie, che romperebbe l’unità universale da loro concepita: i pochi che accennano al mondo sociale lo dicono regolato dallo leggi biologiche, mentre l’A. afferma — giustamente — che alle sole leggi biologiche non si possono ridurre le leggi sociali. L’A. dichiara che le leggi sociali, ricercate e studiate dalla sociologia, non contraddicono alla concezione unitaria naturalistica: non sono che un lato della legge unica universale che impera su tutti i fenomeni: occorre tener conto anche di esse per avere il vero quadro complessivo unitario dell’universo.

Come le leggi sociali si riconducano ad una legge universale di tutti i fenomeni l’A. non dimostra in questo suo scritto.


Rivista Internazionale di Scienze sociali e discipline ausiliarie. (Luglio 1907). — D. Munerati, «Materialismo storico e nuova fisiocrazia». Il fatto economico è necessario coefficiente delle manifestazioni della vita sociale, non escluse le manifestazioni morali, alla stessa guisa che è necessario un organismo umano sano perchè vi sia un funzionamento esatto delle lacolta psichiche e morali; esso è «mezzo», non «causa»: in questo senso l’A. accetta le affermazioni del materialismo storico. Dobbiamo conseguentemente annettere una giusta importanza al fattore economico come fattore sociale: la Provvidenza è la causa prima immanente dello sviluppo sociale; vi sono cause seconde, «mezzi», tra cui il fattore economico.