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408 | rivista di scienza |
si è già accennato, cioè previa introduzione del tempo locale e della contrazione lorentziana nella direzione del moto).
L’importanza fondamentale di questo principio sta nel fatto che esso spiega a priori, in base alla teoria elettromagnetica della luce, il risultato negativo di tutte le esperienze ottiche tendenti a mettere in evidenza la traslazione terrestre.
Come si vede, nessuna delle varie ipotesi cinematiche soddisfa senza riserve; viceversa (nei limiti di approssimazione, che si possono ragionevolmente pretendere) si trova che esse rappresentano tutte egualmente bene le esperienze di Kaufmann del 1902-1903, su cui fu saggiata, per la prima, la teoria di Abraham.
Nell’intento di decidere fra le varie teorie, Kaufmann stesso intraprese nel passato anno una serie di nuove e più delicate esperienze.
Queste sembrerebbero più favorevoli alle teorie di Abraham e di Bucherer-Langevin (senza notevoli differenze fra le due) che non alla teoria di Lorentz, compromettendo così implicitamente il principio di relatività e riaprendo la questione di un riconoscimento del moto assoluto mediante esperienze elettromagnetiche (o, in particolare, ottiche).
Tuttavia non bisogna dimenticare che le varie ipotesi sottoposte a controllo hanno tutte un carattere provvisorio e approssimativo.
Il fatto che esperienze più affinate rispondono meglio ad una piuttosto che ad un’altra va giudicato cogli stessi criteri di approssimazione, che hanno suggerito le ipotesi.
Per conseguenza non è il caso di ragionare come se l’elettrone, soggetto a vincoli cinematici, rispecchiasse rigorosamente la realtà fisica. In particolare cade così ogni illazione contraria al principio di relatività, che, a prima vista, sembrerebbe di poter trarre dalle ultime esperienze del Kaufmann.
Giova piuttosto assurgere ad una conclusione di massima. Ed è che i mezzi sperimentali si trovano già ora così perfezionati da superare in esattezza l’ambito comune alle varie ipotesi cinematiche.
D’altra parte esse sono tutte un po’ gratuite, per quanto preziose in una prima approssimazione, come mezzo euristico.