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404 | rivista di scienza |
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Ci troviamo quindi in grado (associando le due ipotesi che nei raggi positivi vi sia un nucleo materiale e che l’elettricità abbia struttura atomica), non soltanto di assegnare la complessiva massa apparente m + m0, ma anche di distinguere in essa quanta parte si deve all’inerzia ordinaria e quanta parte all’inerzia elettromagnetica.
I raggi β del radio e le esperienze di Kaufmann.1
Una delle più brillanti applicazioni della teoria di Abraham è stata fatta da Kaufmann alle sue celebri esperienze sui raggi β del radio.
Delle esperienze preliminari avevano lasciato supporre che si trattasse di radiazioni di elettricità negativa, dotate di velocità superiori a quelle dei raggi catodici, anzi abbastanza prossime alla velocità della luce.
La semplificazione di attribuire all’autocampo un puro effetto di inerzia, risguardando m1 = m2 = m + m0, non era dunque in alcun modo lecita. Kaufmann interpretò le sue esperienze adottando per la forza dell’autocampo l’espressione più completa, che figura nelle (7) ed (8).
Il materiale di osservazione risultò in eccellente accordo colle formule, ritenendovi addirittura m = 0.
Le corrispondenti velocità degli elettroni si trovarono comprese fra i 2/3 e i 9/10 della velocità della luce.
Fu appunto in seguito a tali significanti constatazioni che Kaufmann e Abraham annunciarono cinque anni or sono, e tutti oggi risguardano assodata, la costituzione puramente elettromagnetica dei raggi negativi, con esclusione d’ogni materia ponderabile, e pur con effetti di inerzia: identici agli ordinari finchè la velocità è abbastanza piccola, crescenti indefinitamente in grandezza e variabili in direzione al crescere della velocità stessa.
Le varie meccaniche degli elettroni.2
Non dimentichiamo il punto di partenza dei raffronti sperimentali e delle conseguenti induzioni.
- ↑ Über die elektromagnetische Masse der Elektronen. «Göttinger Nachrichten», 1902 e 1903.
- ↑ Nelle considerazioni che seguono, si può intendere per «elettrone» anche una generica carica elettrica, considerata a sè, senza pretendere che l’ammontare complessivo di essa sia proprio eguale al quantum elementare (carica dell’ione elettrolitico), già definito come elettrone.