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le origini del celibato religioso 355


espulso dall’ordine di Buddha, è che «un monaco che di esso faccia parte deve astenersi dall’avere rapporti sessuali d’ogni genere foss’anche con animali». Nel Tibet a parecchie sette di Lama è permesso il matrimonio, ma quei monaci che non si ammogliano sono considerati più pii; e quanto alle monache, a qualunque setta appartengano, devono far voto di continenza assoluta. I preti buddisti di Ceylon sono totalmente segregati dalle donne; e la legge cinese impone il celibato a tutti i sacerdoti, siano essi taoisti o buddisti; e infine fra gli immortali del Taoismo si incontrano pure parecchie donne che condussero vita straordinariamente ascetica.

Una limitata classe di Ebrei considerava lo stato matrimoniale come impuro. «Gli Esseni» dice Giuseppe, «respingono il piacere come un male, stimano la continenza, e ritengono alta virtù il saper dominare i propri sensi. Non si curano di matrimonio». Se questa dottrina non esercitò alcuna influenza sul Giudaismo probabilmente invece ne esercitò molta sul Cristianesimo. S. Paolo considerava preferibile il celibato al matrimonio: «Chi marita la figlia fa bene, ma chi non le dà marito fa meglio»: «Sarebbe bene per l’uomo non toccare donna. Pur tuttavia, per evitare la dissolutezza, abbia ogni uomo la propria moglie, ed abbia ogni donna il proprio marito». Se i celibi e le vedove non possono adattarsi alla continenza, che si sposino; «è sempre meglio sposarsi che andare all’inferno». Questi ed altri passaggi del Nuovo Testamento spirano dunque un generale entusiasmo per lo stato verginale. Commentando le parole dell’Apostolo, Tertulliano fa notare che non è necessariamente bene tutto ciò che è meglio. È meglio perdere un occhio che due, ma è bene non perdere nè l’uno nè l’altro. Così quantunque sia meglio sposarsi che andare all’inferno, è ancora meglio nè sposarsi nè andare all’inferno. Il matrimonio «consiste in ciò, che esso è l’essenza del fornicare»; mentre la continenza «è un mezzo per operare santamente». La spoglia mortale di Cristo nella quale egli sopportò le lotte della vita sulla terra nacque da una santa vergine, e Giovanni Battista e Paolo e gli altri «i cui nomi sono scritti nel libro della vita» tenevano in onore ed amavano lo stato di verginità. La verginità produce miracoli: Maria, la sorella di Mosè, conducendo l’esercito di donne passò a piedi attraverso le distese del mare, e Tecla ebbe reverenti perfino i leoni, tanto che le affamate belve si