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354 | rivista di scienza |
insegne del sacerdozio. Ma pare che ben poche vi rinunciassero, poichè quelle che lo facevano andavano incontro a calamità che erano ritenute di cattivo augurio dalle altre e le inducevano a rimanere vergini nel tempio della dea fino alla morte. Non infrequentemente in Grecia le sacerdotesse avevano l’obligo della castità, se non per tutta la loro vita, certamente almeno per la durata del loro sacerdozio. Tertulliano scrive: — «Al culto di Giunone Achea in Aegium, è dedicata una vergine; e le sacerdotesse che delirano in Delfo non conoscono matrimonio. — Noi sappiamo che delle vedove officiano a Cerere Affricana: queste sacerdotesse, quando i loro mariti sono ancora viventi, non solo li abbandonano, ma anche presentano altre mogli ad essi, nella loro propria stanza; ogni contatto con uomini, persino il bacio dei figli, essendo loro interdetto.... Abbiamo anche notizie di uomini continenti, e fra gli altri i sacerdoti del famoso bove egizio». E c’erano poi sacerdoti eunuchi che attendevano al culto di Artemide di Efeso, di Cibele Frigia, e del Siriaco Astarte.
Presso i Todas delle colline di Neilgherry il «dairyman», o sacerdote, è costretto ad osservare il celibato; e fra gli Hindus, nonostante il grande onore in cui è tenuto il matrimonio, il celibato ha sempre imposto rispetto. Quelli fra i Sannyâsis che sono conosciuti per condurre vita in perfetto celibato, ricevono per questo riguardo attestazioni di speciale onore e di reverenza. Già la veneranda istituzione indiana dei quattro Asramas contiene il germe del celibato monastico, inquantochè il Brahmacarin, o allievo, era costretto ad osservare una rigida castità durante l’intiero corso dei suoi studi; idea che fu poi ulteriormente sviluppata nel Giainismo e nel Buddismo. Il monaco giaino doveva rinunciare a qualsiasi piacere sessuale «tanto con gli dei, che con gli uomini o con gli animali»; non abbandonarsi alla sensualità, non discutere argomenti riguardanti le donne; non contemplare le forme della donna. Il Buddismo considera la sensualità come affatto incompatibile con la saggezza e con la santità; è scritto che «un uomo saggio dovrebbe evitare la vita coniugale come si evita una fossa ardente di carboni accesi». Secondo la leggenda la madre di Buddha fu la migliore e la più pura delle donne, non ebbe altri figli, e la sua concezione fu dovuta a cause soprannaturali. Uno dei doveri fondamentali della vita monastica, violando il quale il colpevole viene inesorabilmente