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le origini del celibato religioso | 353 |
ma potevano poi lasciarlo e maritarsi: alcune di esse però rimanevano per sempre al servizio del tempio ed erano santificate. Il loro ufficio era di custodire il fuoco sacro e di mantenersi strettamente caste, quelle che rompevano i loro voti essendo messe a morte con le freccie.
Nel Perù c’erano similmente delle vergini che si consacravano al culto del Sole, le quali vivevano in perpetua clausura, dovevano mantenere intatta la loro verginità, e non potevano conversare od avere rapporti sessuali con uomo alcuno, e nemmeno vedere uomini e persino altre donne, salvo che non fossero delle loro; ed oltre queste vergini che così professavano la castità perpetua nei monasteri, vi erano altre donne, di sangue reale, che conci licevano la stessa vita nelle loro case avendo fatto simile voto di castità: «esse erano grandemente venerate per la loro purità e in segno di reverenza e rispetto erano chiamate Oello, nome tenuto per sacro secondo la loro fede»: ma se esse perdevano la loro purezza venivano bruciate vive o gettate nella fossa dei leoni.
Presso i Guanches delle isole Canarie vi erano delle vergini chiamate Magades o Harimagades che presiedevano al culto sotto la direzione di un sommo sacerdote, e vi erano altre vergini, altamente rispettate, la cui funzione era di versare l’acqua sul capo dei neonati, e che potevano abbandonare il loro officio e maritarsi quando a loro piacesse. Alle sacerdotesse di alcuni popoli della costa orientale dell’Affrica è vietato di contrarre matrimonio. In un bosco presso il capo Padron, nella Guinea meridionale, vive un gran sacerdote che non può nè abbandonare la sua casa nè toccare donna alcuna.
Nell’Antica Persia vi erano delle sacerdotesse del Sole che avevano obbligo di astenersi da qualsiasi rapporto con uomini. Le nove sacerdotesse dell’oracolo di una divinità Gallica, in Sena, erano consacrate a perpetua verginità. Anche i Romani avevano le loro vergini Vestali, il cui ordine, secondo la tradizione, fu istituito da Numa. Esse erano tenute a rimanere nubili per trent’anni, durante i quali si occupavano di offrire sacrifici e di compiere altri riti ordinati dalle leggi; e se esse si lasciavano sedurre erano condannate ad una morte atroce, rinchiuse in una cella sotterranea, in acconciamento funereo, senza i soliti riti ed onori funebri, senza che una colonna sepolcrale le ricordasse. Trascorso il termine dei trent’anni esse potevano però contrarre matrimonio lasciando le
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