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che cos’è la coscienza? | 305 |
uno stato particolare del sistema nervoso; che questo processo nervoso non è un accessorio, ma una parte integrante dell’avvenimento; anzi, che ne è la base, la condizione fondamentale; che, una volta che si produce, l’avvenimento esiste in sè stesso; che, una volta che vi si aggiunge la coscienza, l’avvenimento esiste per sè stesso; che la coscienza lo completa, lo termina, ma non lo costituisce»1.
Altri chiamano senz’altro la coscienza un epifenomeno, termine oggi molto di moda, e si ritengono così liberati da ogni obbligo d’investigare ulteriormente la questione, come se essa fosse con ciò completamente esaurita2.
Noi vorremmo qui tentare, invece, se dall’esame di alcuni esempi di «coscienza» e di «incoscienza», opportunamente scelti, fosse possibile cavar fuori, se non tutte, alcune almeno delle caratteristiche che accompagnano per lo più i casi detti coscienti, mentre non si riscontrano in quelli che designamo come incoscienti. Questa ricerca, per quanto imperfetta, potrà così riuscire forse di qualche aiuto per la determinazioni delle condizioni da cui dipende la coscienza.
Giova cominciare da un esempio, che a molti potrà sembrare non rientrare nei casi propriamente detti di coscienza, ma che, invece, è a questi strettamente connesso. Osservo il ritratto d’una persona nota. Riconosco che rappresenta questa persona ma che non è realmente questa persona. La sensazione complessa attuale, in grazia dell’associazione per rassomiglianza, risveglia contemporaneamente l’immagine della persona reale. Si ha, dunque, da una parte, la coesistenza, per lo meno durante un certo tempo, delle sensazioni attuali con quelle passate ora rievocate e d’intensità minore; dall’altra, per lo meno metaforicamente parlando, la sovrapposizione o fusione, a cagione d’identità, di alcune soltanto delle prime con alcune delle seconde. La coesistenza, per lo meno durante un certo tempo, unita alla sovrapposizione o fusione, solo parziale, dei due stati psichici o sistemi complessi di sensazioni, è appunto forse ciò che mi fa riconoscere il ritratto rappresentare quella data persona, e che impedisce tuttavia che io scambi il ritratto per la persona reale da esso rappresentata; più brevemente,
- ↑ Ribot, Les maladies de la personnalité, Paris, Alcan, 1906, pag. 6.
- ↑ Cfr., p. es., Binet, La psychologie du raisonnement, Paris, Alcan, 1902, pag. 165.
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