Pagina:Rivista di Scienza - Vol. II.djvu/308

300 rivista di scienza

Non è necessario dunque, e nemmeno probabile, che il P. e., e l’uomo siano passati per uno stadio di pithecus, nonostante la formula dentaria comune. Niente ci vieta di pensare che tale dentatura, come fu acquistata dai piteci, sia stata pure acquistata, indipendentemente da un nesso filetico, dagli antropoidi e dal precursore dell’uomo, tanto più che da alcune Anaptomorphidae, i noti lemuri fossili dell’America, era stata pure acquistata, vale a dire sin dall’eocene. Si tratta di una diminuzione numerica semplicissima, che non è nemmeno assolutamente costante: casi eccezionali di 3° premolare sono stati riscontrati nell’uomo, nell’orango e in un cynocephalus; nell’uomo accade anche di trovare un 4° molare. Non bisogna dimenticare che l’illustre paleontologo americano, Cope, sosteneva nientemeno che la discendenza diretta degli antropomorfi, col qual nome riuniva l’uomo e gli antropoidi, dai lemuri saltando le scimmie inferiori. Lo Schlosser, così competente, fa venire l’uomo direttamente dallo stesso progenitore, un Cebus primitivo, dal quale derivano i Cebidi attuali. Tutto ciò prova che il P. e. e l’uomo stesso possono essere derivati anzichè da una scimmia catarrina da quel fondo molto primitivo e indeterminato nei suoi caratteri, che è alla base di tutte le linee divergenti dei primati: la paleontologia e l’anatomia comparata sono piuttosto favorevoli che contrarie a tale concetto.

Che si tratti di un fondo molto primitivo non sembrerà strano se non a coloro che credono i primati molto evoluti in tutto il loro organismo, ciò che è erroneo. È oramai assodato che i primati, anche i più alti, sono tuttora più prossimi allo stipite, cioè all’ideale Promammale, e anche ai rettili, a preferenza che altri ordini di mammiferi. Fu la condizione in cui si trovarono i progenitori dei primati e i loro discendenti, di essere, cioè, sprovvisti di efficaci mezzi di offesa o di difesa, che costituì la causa principale di un loro progresso unilaterale, essendo nella necessità di dover sviluppare e perfezionare precocemente — e il P. e. stesso ne è la prova — il loro encefalo, che è quanto dire la loro intelligenza; mentre conservavano, ad es., nelle estremità degli arti e nell’apparato dentale caratteri assolutamente primitivi. Il P. e., nonostante il grande sviluppo del suo encefalo, che si calcola a circa 800 gr. — vale a dire poco meno di quello che si trova nelle razze umane inferiori (1100 gr. nel sesso maschile) — , fa l’impres-