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la natura del processo di soluzione 277


diede le leggi per il caso limite di soluzioni «a diluizione infinita»; ci fornì di metodi e di apparecchi per uno studio profondo delle soluzioni ed ora essa mostra che in soluzioni più concentrate compaiono nuovi elementi perturbatori: noi ora per ispiegarli ricorriamo alle forze chimiche, le quali darebbero luogo a formazione di prodotti di associazione nelle soluzioni e di combinazioni molecolari più o meno stabili. Due secoli fa pareva che una teoria chimica non avrebbe mai potuto conciliarsi con una teoria fisica delle soluzioni; oggi invece la prima apparisce come un complemento alla seconda e questa come un valido appoggio della prima. E giusto i più eminenti sostenitori della moderna teoria delle soluzioni, si mostrano oggi propensi ad ammettere come possibile e molto verosimile una spiegazione chimica al fenomeno della soluzione, ed alla esistenza e formazione di combinazioni molecolari tra solvente e corpo disciolto; e tra questi sono: Abegg, Biltz, Bruni, Hantzsch, Jones, Lowry, Werner ed altri. E così si chiude questo ciclo di idee; ciò che Newton aveva indicato in forma interrogativa, ciò che Berthollet à sostenuto e Guldberg e Waage ànno posto a fondamento della loro teoria dell’affinità chimica, ritorna oggi a galla e costituisce in veste nuova la nota dominante: sono «forze» della stessa natura quelle che determinano l’esistenza di composti chimici a composizione definita, come quelle che presiedono alla formazione di composti a composizione variabile, quali sono le soluzioni.

Politecnico di Riga.