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la natura del processo di soluzione 265


questo illustre maestro della chimica moderna interpreta in due guise la esistenza di combinazioni molecolari: «In primo luogo essa può essere giustificata dalla presenza di valenze non ancora prese in considerazione ed appartenenti ad uno od a più atomi entrati in combinazione; in secondo luogo può essere anche l’edificio molecolare stesso, che porta con sè nuove direzioni nelle forze attrattive principali, o valenze».

Se noi riassumiamo quanto finora abbiamo esposto, possiamo trarne le conclusioni che 1) in atomi e molecole apparentemente saturati, possono ancora essere disponibili, o allo stato latente, energie di valenza (valenze atomiche o molecolari) e che 2) queste danno luogo alla formazione di combinazioni molecolari, p. es. tra sali diversi, tra essi e l’acqua, gli alcooli, le basi, i chetoni, ecc.; che 3) i mezzi solventi come l’acqua, gli alcooli, i chetoni, ecc. sono chimicamente attivi, vale a dire: durante il processo di soluzione mettono fuori le valenze latenti, che possono reagire con quelle del corpo che entra in soluzione; e che 4) il prodotto di queste azioni reciproche, vale a dire la soluzione stessa, può considerarsi come una combinazione molecolare più o meno stabile e parzialmente dissociata nei componenti. — Queste ipotetiche vedute intorno al fenomeno di soluzione ed alle soluzioni rimasero in voga fino a circa vent’anni fa; Horstmann Kopp nella sua pubblicazione intitolata Chimica teorica (1885) scrisse: «Per composto chimico s’intende ogni prodotto omogeneo dell’accoppiamento di sostanze diverse, nel quale non è più possibile riconoscere le proprietà dei componenti.... la soluzione di un sale nell’acqua è una combinazione a proporzione variabile di componenti».


III.


Ma rivolgiamo ora la nostra attenzione ad un altro problema. Posto che la soluzione sia una combinazione chimica, ne segue che il mezzo solvente dev’essere per sè stesso capace di agire chimicamente. Ma come mai sarà sorta l’idea di solventi o mezzi indifferenti? Vediamo se è possibile rispondere brevemente a questa domanda. Per tutto un secolo l’acqua fu il solvente per eccellenza; i sali inorganici fornirono il materiale per mezzo del quale sopratutto fu studiato più a fondo il fenomeno della soluzione. Le ricerche classiche, che fornirono il materiale alla costruzione dell’edificio della chimica