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stabili tra solvente e corpo disciolto si possono bene immaginare e non urtano affatto il concetto chimico. W. Ostwald dice: «Tutte le sostanze capaci di esistere in date circostanze, sono anche da considerarsi come veramente esistenti».

Noi vogliamo ora cercare le origini di queste forze di affinità che agiscono nel processo di soluzione, e mettere in chiaro la costituzione chimica dei «composti molecolari» che qui si formano. Allorché nello scorso secolo, e più precisamente verso il ’60 ferveva la disputa intorno al dogma della valenza chimica costante, Kekulé attribuiva ad ogni atomo elementare una data valenza fissa (p. es. quattro per il carbonio, tre per l’azoto, per l’ossigeno due e per l’idrogeno una); egli fece distinzione tra composti atomistici e composti molecolari (contenenti acqua di cristallizzazione, sali doppi ecc.): mentre ammetteva che i primi si formassero conformemente al principio della valenza costante degli atomi, così spiegava gli altri: «L’attrazione deve manifestarsi anche tra questi atomi, i quali appartengono a molecole differenti. Questa attrazione à per risultato che le molecole si avvicinano tra di loro e si collocano una appresso all’altra, fenomeno questo che precede costantemente la decomposizione vera e propria». Würtz invece (1864) vedeva le cose in altra guisa; egli partiva dal concetto che «la atomicità (valenza) degli elementi varia a seconda dei composti» in cui essi entrano, negava qualunque differenza sostanziale tra composti molecolari ed atomistici e credeva che a formare questi ultimi entrasse in gioco «un’affinità di secondo grado» così che «sostanze composte, che a noi sembrano sature, come se le loro forze di combinazione fossero esaurite, contengono invece ancora, in qualcuno degli atomi che le compongono, una certa riserva di energia, che permette loro di combinarsi chimicamente con altri corpi»: per es. l’atomo di ossigeno bivalente tende, con l’aiuto di valenze supplementari, a diventare tetravalente. — Frankland, il fondatore della teoria di valenza, distingue tuttavia una valenza assoluta degli atomi, appartenente a quelle che sono sempre impegnate (attive), e la contrappone alla valenza latente, o ancora disponibile. Un atomo già legato può adunque, mediante le sue valenze latenti, o forze di affinità, reagire con le valenze latenti di altre molecole e formare delle combinazioni molecolari. Chiuderemo finalmente citando il parere di van’t Hoff (Vedute intorno alla chimica organica, 1881);