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nel 1887 una completa monografia: Lo studio sperimentalo delle soluzioni acquose in base al peso specifico, nella quale fondandosi sull’aumentare della densità s col crescere del contenuto percentuale p, cioè , dedusse sperimentalmente la esistenza di certi composti molecolari tra l’acqua e la sostanza disciolta. Questi idrati possono corrispondere talora a composti già conosciuti ed isolati, ma in parte sono da considerarsi come esistenti solo in soluzione acquosa. Mendelejeff à esposto e sostenuto questa sua teoria degli idrati, anche nel suo ben noto libro: Principî di Chimica, apparso già in otto edizioni dal 1869 ad oggi: il processo di soluzione mette in evidenza che esistono forze chimiche, le quali però sono così poco sviluppate, che quei determinati composti formatisi in questo processo (tra l’acqua ed il corpo disciolto) si dissociano già a temperatura ordinaria; le soluzioni sono adunque costituite da determinati prodotti di combinazione tra il solvente e la sostanza disciolta. S’intende poi senz’altro che ciò che qui si dice per l’acqua, vale anche per altri solventi (p. es. alcool, acetone ecc. ecc.).

E si consideri ancora questa interessante circostanza: che proprio i più fervidi fautori della dottrina dell’affinità chimica ànno difeso la teoria chimica delle soluzioni, nè ciò può attribuirsi a mero caso. E vicino a un Newton, a un Berthollet, si schierano anche Guldberg e Waage (1867), i quali nel confrontare i composti a proporzioni fisse con quelli a proporzioni variabili ad arbitrio, dicono: «che tra di esse non si può porre una barriera naturale e ben definita. Nell’osservare il comportamento delle soluzioni, il calore che si sviluppa quand’esse si formano, il loro punto di ebullizione, ecc. si propende a credere che la differenza deva essere piuttosto graduale che fondamentale. Secondo noi l’azione che s manifesta tra due sostanze, che si uniscono in rapporti variabili, è un’addizione sul tipo di quella che provoca l’unione di acido cloridrico ed ammoniaca e noi ammettiamo di conseguenza, che le forze che agiscono nei due casi siano della stessa natura».

E non meno chiaramente si esprime Berthelot nella sua ben nota pubblicazione: Essai de mécanique chimique fondée sur la thermochimie (1879), là dov’egli dice: «È lecito ammettere che a base della formazione di una soluzione stia la for-