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le misurazioni fisiche e la teoria degli errori 19


della cosa misurata; che quello che supponiamo accidentale è invece sistematico ed ha in sè la traccia di una legge fisica non prima conosciuta.

Può dirsi che sotto questo punto di vista la teoria degli errori tenda, in ogni particolar problema nel quale si vadano raffinando i mezzi di indagine, a spogliarsi di quello che forma l’essenza sua, il concetto dell’accidentalità e a scemarne vieppiù il campo d’azione per dar luogo alla invenzione e allo studio delle variazioni sistematiche. In questo studio minuto, ma fecondo, dei residui o delle contraddizioni fra quello che teoricamente si supponeva e ciò che l’osservazione ci dà, si ebbe in passato e si ha tuttora una delle più forti ragioni del progredire degli studï; qui si può dire che ogni ricercatore, per quanto modesto, può aprire una finestra sopra un campo sconosciuto. Ed è il caso di ripetere con Bacone: si quis huiusmodi rebus, ut nimium exilibus et minutis, vacare nolit, imperium in naturam nec obtineri, nec geri posse1.


X.


Non bisogna attendere troppo dalla teoria qui a larghi tratti esaminata, nè dal punto di vista di un indefinito raffinamento dei risultati medii, né da quello della critica delle osservazioni e della scoperta degli errori sistematici di cui abbiamo discorso da ultimo. Vi hanno errori sistematici ben difficili a porre in evidenza; l’esempio più semplice (ma non l’unico) è quello dell’errore assolutamente costante il quale altera i risultati senza togliere ai residui i caratteri dell’accidentalità. I criterî indicati dalla Teoria degli errori non esentano pertanto l’osservatore del far uso di tratto in tratto di quel mezzo radicale che il buon senso ha in ogni epoca suggerito, il raffronto cioè fra i risultati ottenuti con metodi e con principï affatto diversi. Solamente dopo che raffronti di tal genere hanno dati risultati concordanti, o dopo che siano scoperte le ragioni di eventuali discordanze, lo studioso può avere la sicurezza di trovarsi in possesso di solide conclusioni.

Ma se dalla teorica degli errori non bisogna attendere troppo, sarebbe altrettanto ingiusto disconoscere i servizî che essa ha reso e può rendere. Nell’Astronomia e nella Geodesia,

  1. Novum organum, pars 2a, CXXXI.