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la natura del processo di soluzione 261


omogenee, possiedono una densità che di solito è maggiore della media aritmetica delle sostanze che le formano, ànno spesso un punto di ebollizione costante (p. es. l’acido nitrico, l’acido cloridrico, l’alcool ad un certo grado di idratazione), insomma non è possibile porre un limite preciso tra composti formatisi da componenti in proporzione fissa e soluzioni, così che «non si può a meno di caratterizzare queste (le soluzioni) come ultimi termini nella serie delle combinazioni chimiche».

Lo stesso Hess, il fondatore della termochimica, parla delle soluzioni come di composti chimici; e Gmelin nel suo classico trattato (1852), le definisce come derivate dall’azione di affinità chimiche e pone vicino ai «composti a proporzione fissa» i «composti a proporzione variabili, soluzioni acquose, sostanze acquose».

La teoria chimica delle soluzioni trovò poi nel secolo scorso, verso il ’60, un sostenitore di molta autorità nella persona di H. Kopp. Nel suo Trattato di chimica fisica e teorica (1863) egli dice che la formazione e la persistenza dei composti chimici, siano essi a proporzioni fìsse o variabili di componenti, à la sua causa nell’affinità chimica, — «nè vi à ragione per supporre l’esistenza di forze differenti, per ispiegare l’esistenza delle due specie di composti». Le soluzioni sono tali composti a proporzioni variabili....: «Noi possiamo considerare una soluzione acquosa concentrata come una combinazione chimica fluida dell’acqua col corpo solido,.... così che le soluzioni diluite sarebbero miscele di acqua con le soluzioni concentrate».

Appresso a Kopp, viene D. Mendelejeff, il quale, durante mezzo secolo, dal 1855 fino alla sua morte avvenuta di recente, s’è mostrato fautore di una teoria chimica delle soluzioni, senza che mai gli accadesse di allontanarsene; che anzi la mise sempre in evidenza e l’appoggiò con numerosi lavori sperimentali e con l’autorità del suo nome.

L’insieme dei fenomeni che presentano le soluzioni lo condussero, nella sua prima importante ricerca Sui volumi specifici (1855), alla conclusione che «le soluzioni sono assai prossime alle combinazioni chimiche»; nel 1865 pubblicò un esauriente lavoro sperimentale Sulla combinazione dello spirito di vino con l’acqua, nel quale egli cercava di dimostrare per primo l’esistenza di determinati idrati dell’alcool, fondandosi sull’osservazione della contrazione massima che si ottiene quando l’alcool si mescoli con l’acqua. Infine egli pubblicò