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la natura del processo di soluzione | 257 |
la necessità del solvente. Non a torto osservava Boerhave (1732) che il chimico pone il solvente in prima linea tra i sussidi della sua arte e «vanta di produrre col suo aiuto le reazioni più sorprendenti»; era lui stesso che nella sua classica pubblicazione Elementa Chemiae dedicava la massima considerazione teorica al processo di soluzione ed ai solventi, in un capitolo che forma la quarta parte nel primo libro dell’opera voluminosa. Che i mezzi solventi godessero infatti della massima considerazione così dal punto di vista teorico, come nelle pratiche applicazioni della chimica, è dimostrato da una dichiarazione del noto metallurgico svedese Brandt, il quale fioriva verso la metà del secolo XVIII: egli disse che «la conoscenza dei solventi forma una parte importante e forse la più importante di tutta la chimica».
Da che Arrhenius espose la sua teoria della dissociazione elettrolitica, nel suo classico lavoro: Sulla dissociazione dei corpi disciolti in acqua (1887), la chimica rimase sotto il dominio della teoria degli ioni ed oggi si può anzi a dirittura affermare con lui «che solamente dove si trovano ioni, sono possibili reazioni chimiche».
Ecco adunque un’altra volta il processo di soluzione ed il mezzo solvente in genere, riprendere la posizione di massimo interesse per tutti i processi chimici. E noi chimici dell’oggi ripetiamo l’aforisma degli Alchimisti ormai giustificato: «corpora non agunt nisi soluta»! Noi ricordiamo inoltre, che in tempi lontani un Paracelso tentava di riprodurre la vita dal seme maschile con l’aiuto di chimiche reazioni; oggi il problema della fecondazione artificiale (partenogenesi), risolto in parte da J. Loeb col mezzo di soluzioni, è passato «dal campo della morfologia in quello della chimica fisica».
I.
Vediamo ora quali aspetti à assunto nel corso dei secoli la teoria dei processi di soluzione, col progredire della scienza chimica in generale.
Quando, per le innumerevoli ricerche degli alchimisti, si trovò raccolta alla rinfusa una grande quantità di materiale sperimentale, si fece sentire finalmente il bisogno di una interpretazione nuova dei fatti, e circa il 1600 la filosofia aristotelica, ormai soppiantata, cedeva il posto alla teoria cor-
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